Abbreviare l’anno in corso nei documenti potrebbe essere molto rischioso: ecco perché “2020” dovrebbe essere riportato per intero.
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Abbreviare “2020” in “20” quando si appone la data su un documento o comunque in un atto formale potrebbe essere molto rischioso. Basta fare un esempio per capire di cosa si sta parlando: potrebbe essere necessario scrivere su un documento la data del primo gennaio 2020, quasi istintivamente, questa verrebbe abbreviata in 01/01/20. Tuttavia, questa modalità di abbreviazione è facilmente oggetto di contraffazione: infatti, aggiungendo due cifre dopo l’indicazione abbreviata dell’anno “20”, in sostanza, si cambia del tutto la data del documento.
Per capirsi: 01/01/20, come nell’esempio scritto in precedenza, può diventare 01/01/2019 o 01/01/2018 e così via. Attenzione, dunque, a questo piccolo dettaglio che però può inficiare la validità di un atto anche molto importante: la mente corre, in particolare, a quegli atti che documentano un prestito (cambiando la data è chiaro che potrebbe essere perso il diritto a vedersi restituire una determinata somma).
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Come evitare le truffe?
Così come si è facilmente esposti alle truffe abbreviando l’anno “2020” riportando solo le ultime due cifre “20” è altrettanto semplice mettersi al riparo da qualsivoglia rischio tenendo a mente poco semplici accorgimenti dettati dalla prudenza. Molti già avranno ragionato sul fatto che per evitare di esporsi ai rischi è sufficiente riportare l’anno appena iniziato per intero tutte le volte che è necessario inserire la data in documenti o atti ufficiali.
Anche nel caso di documenti prestampati che non consentono di riportare la data per intero, ove possibile sarebbe meglio richiedere la modifica e, dunque, l’apposizione della data per intero. Un altro modo forse un po’ desueto ma che dovrebbe essere altresì efficace per evitare rischi quello di abbreviare “2020” facendo precedere “20” da un apostrofo (’20), il simbolo che indica l’elisione dei primi due numeri.
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