“La dea Fortuna è un segreto, un trucco magico. Come fai a tenere per sempre con te qualcuno a cui vuoi molto bene? Devi guardarlo fisso, prendi la sua immagine, chiudi di scatto gli occhi, li tieni ben chiusi. E lui ti scende fino al cuore e da quel momento quella persona sarà per sempre con te”.
Al cinema a partire dal 19 dicembre 2019, il nuovo film di Ferzan Özpetek, “La dea Fortuna”, ha incontrato il consenso generale del pubblico. Dopo Napoli Velata e Rosso Istanbul, il regista torna nelle sale con una trama incentrata sulle tematiche delle relazioni a lungo termine, del quotidiano, dei cambiamenti. Lo fa con un talento, ben riconoscibile, di mescolare contenuti drammatici a risate di critica, tanto amare quanto immediate.
Il cast: Stefano Accorsi, Edoardo Leo e Jasmine Trinca
Alessandro (Edoardo Leo) e Arturo (Stefano Accorsi) sono una coppia consolidata. Sono insieme da così tanti anni che Annamaria (Jasmine Trinca), la migliore amica, affida loro i suoi due figli, a causa della necessità di dover sostenere una lunga degenza in ospedale.
I due uomini, che dalla loro cerchia sociale sono considerati indiscutibilmente sposi eterni, in realtà si trovano ad un punto molto critico della loro relazione, dove il dialogo, la complicità e la passione sono stati da tempo sostituiti da incomprensioni, piccole scappatelle extraconiugali e tradimenti.
I due protagonisti maschili portano sullo schermo un’interpretazione molto affiatata: Stefano Accorsi conferma il punto di maturità raggiunto dopo anni di carriera; diventa qui il simbolo di un mondo intellettuale sempre più banalizzato e precario, nonché delle rinunce alla carriera a favore della vita personale (altro tema scottante del film).
Edoardo Leo, sa incarnare tenerezza e sarcasmo in modo del tutto verosimile, pur essendo il coprotagonista di un vero e proprio melò. L’abbiamo visto crescere da “Un medico in famiglia” per diventare uno degli attori più richiesti e più presenti nel panorama del cinema italiano.
Saranno i due figli di Annamaria, interpretati in modo molto intenso dai due piccoli Sara Ciocca ed Edoardo Brandi, a sconvolgere del tutto le esistenze dei protagonisti, per riportarli su un piano di legame incentrato sulle difficoltà e le autenticità della vita e dove, alla fine, le paure del cambiamento diventeranno secondarie rispetto alla priorità del crescere e del sapere prendersi cura.
La dea fortuna e l’omogenitorialità
Punto forte di questa pellicola è sorpassare senza troppi riguardi le tendenze del momento. Produrre “cultura per bene” significa oggi sponsorizzare l’omosessualità in tutte le sue forme, nelle modalità più disparate, passando dalla commedia al dramma nel tentativo apparente di distruggere ogni cliché e spazio d’ignoranza.
Una modalità interessante è quella che invece Özpetek sa adottare: la crisi, le difficoltà, i rimpianti delle scelte che sono state fatte insieme, la paura di crescere accanto a chi amiamo, di avere già vissuto il proprio tempo. Chiunque si riconosce in questo e può commuoversi, dal momento che il film tratta anche di perdita, abbandono e in un certo senso anche di adozione, nel dramma e nella potenza di potersi affidare di nuovo a qualcuno.
È l’universalità disarmante di questi temi, che riguardano genericamente l’elemento umano, a rendere “La dea Fortuna” un film degno di una nota positiva: lo distanzia da chi ha analizzato le diversità attraverso le diversità, pensando di produrre qualcosa di nuovo senza aggiungere, in verità, niente di originale.