Un conto corrente può essere chiuso dalla banca senza che il cliente ne sia preventivamente avvertito? La risposta è affermativa, ma ovviamente ciò avviene solo in determinate situazioni e al verificarsi di particolari condizioni, ma soprattutto dopo un certo lasso di tempo in cui il conto risulta dormiente e quindi non operativo. Andiamo quindi a vedere quand’è che la banca può chiudere il conto corrente senza avvisare il cliente, elencando tutte le casistiche possibili.
Conto corrente dormiente: quando la banca può chiuderlo?
Il primo caso che andremo a trattare è quello di un conto corrente dormiente, ovvero che da un determinato lasso di tempo non risulta più operativo. Stando a quanto stabilito dal Dpr n. 116/2007, i conti dormienti sono quelli rimasti privi di qualsivoglia operazione o movimentazione per 10 anni a partire dalla data di libera disponibilità delle somme e degli strumenti finanziari. Trascorso questo lasso di tempo pari a un decennio le banche sono quindi obbligate e estinguere il rapporto allo scopo di evitare l’aumento delle spese di gestione e imposte a danno del cliente. A ogni modo, prima dell’estinzione del conto, la banca sarà tenuta per legge a inviare un apposito preavviso all’intestatario del conto. Le somme presenti sul conto, inoltre, dovranno confluire in un apposito fondo.
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Conto corrente chiuso dalla banca: la circolare Abi
Come ricorda La Legge Per Tutti, sull’argomento è anche da citare una circolare dell’Abi del febbraio del 2005, in cui si decreta lo sblocco di interessi e spese di gestione sui conti correnti su cui non ci sono movimenti da più di 1 anno e che hanno un saldo che non supera quota 258,23 euro.
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Chiusura unilaterale conto corrente: cosa dice il Codice Civile
Ulteriore riferimento normativo è l’articolo 1845 del Codice Civile, nel quale si stabilisce quanto segue: “Salvo patto contrario, la banca non può recedere dal contratto prima della scadenza del termine, se non per giusta causa. Il recesso sospende immediatamente l’utilizzazione del credito, ma la banca deve concedere un termine di almeno quindici giorni per la restituzione delle somme utilizzate e dei relativi accessori. Se l’apertura di credito è a tempo indeterminato, ciascuna delle parti può recedere dal contratto, mediante preavviso nel termine stabilito dal contratto, dagli usi o, in mancanza, in quello di quindici giorni”. Va precisato che sui contratti possono essere esplicitate alcune condizioni per le quali è prevista la risoluzione unilaterale del contratto.
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Cosa prevede il Codice del Consumo
Il portale giuridico sopraccitato cita anche il Codice del consumo (Dlgs n. 206/2005, art. 33, comma 3°), quale si specifica che “se il contratto abbia a oggetto la prestazione di servizi finanziari a tempo indeterminato, il professionista può recedere dal contratto, qualora vi sia un giustificato motivo, senza preavviso, dandone immediata comunicazione al consumatore”.
In caso di reati penali
La risoluzione unilaterale del contratto può avvenire anche nel caso in cui il conto corrente sia oggetto di indagine da parte della Guarda di Finanza o della magistratura in presenza di reati finanziari.
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