Dopo le dimissioni del Ministro Fioramonti, responsabile fino a poche settimane fa del MIUR, il premier Conte ha deciso di dividere il ministero tra istruzione ed educazione (da un lato) e università e ricerca (dall’altro).
Subentrano, a Lorenzo Fioramonti, Lucia Azzolina (in quota M5S) e Gaetano Manfredi (quest’ultimo rettore dell’Università di Napoli e presidente della Conferenza dei rettori). Il giuramento è avvenuto nella giornata di venerdì 10 gennaio. I nomi erano già conosciuti ma mancava l’ufficialità. Con una certa celerità, Azzolina e Manfredi hanno preso pieno possesso delle loro funzioni.
I dubbi sollevati da un giornalista tedesco su Lucia Azzolina, nuova ministra dell’educazione
Come riporta Libero, la neo-ministra dell’educazione avrebbe già i primi ferventi critici. Azzolina si postulò – quando già era membro della commissione Istruzione alla Camera – a un concorso per diventare dirigente scolastico. Il risultato non fu dei migliori (ottenendo zero punti su un massimo di sei in informatica, e riscontrando lacune nella lingua inglese). Oltre al polemico caso del concorso, il giornalista tedesco Udo Gümpel avrebbe sollevato delle perplessità sulla bontà della tesi di abilitazione di Lucia Azzolina.
Il primo a lanciare l’accusa è stato Massimo Arcangeli su La Repubblica. Ancora non sono pervenute risposte ufficiali in merito (né dall’ufficio stampa di Azzolina, né dal Movimento 5 Stelle).
Nuovi ministri, Gaetano Manfredi: una vita nell’Accademia e idee chiare sul futuro
Il profilo di Gaetano Manfredi sembra calzare a pennello, almeno per la sua lunga traiettoria nell’Accademia, come primo ministro dell’Università e della Ricerca. Manfredi è presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, nonché rettore dell’Università Federico II di Napoli. Per fomentare l’iscrizione e il proseguio degli studi, Manfredi insiste: “se vogliamo davvero aumentare il numero di iscritti, è fondamentale pensare alle strutture dove accoglierli per farli studiare.” Poi, lancia la proposta di un piano di assunzioni per 10.000 ricercatori, da completare nel giro di un quinquennio. Tra gli elementi su cui lavorare c’è anche l’internazionalizzazione dell’università italiana. Dobbiamo farci conoscere e apprezzare all’estero: “da un lato dobbiamo attrarre gli stranieri in Italia, dall’altro portando l’università italiana all’estero. Abbiamo una grande tradizione formativa e questo per l’Italia rappresenta una grande opportunità.”
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