Fattura non pagata: quali sono i rischi e perché è opportuno attivarsi?
Fattura non pagata: quali sono i rischi dal punto di vista fiscale? quali regole ricordare e quali accorgimenti utilizzare?
La legge in ambito fiscale sa essere piuttosto rigida e non ammette dimenticanze. Come nel caso in cui un cliente non paghi la fattura nei confronti dell’impresa o del lavoratore autonomo, a fronte dell’esecuzione di una determinata prestazione o servizio. Vediamo più da vicino che cosa si rischia in caso di fattura non pagata.
Fattura non pagata: perché è necessario emettere tale documento?
Anzitutto, ricordiamo che la fattura è un documento essenziale nei rapporti commerciali tra chi esegue un’opera e il cliente. Essa, infatti, altro non è che un documento fiscale obbligatorio, redatto da un soggetto fiscale (impresa, libero professionista, artigiano ecc.) per attestare l’avvenuta cessione di beni o prestazione di servizi e il conseguente diritto a riscuoterne il prezzo. Pertanto è intuibile il problema della fattura non pagata: come accennato, emetterla è un obbligo e se non ci si attiva per riscuoterla, l’Agenzia delle Entrate potrà presumere che sia un caso di falsa fattura e quindi di frode al Fisco. I rischi sono insomma concreti, specialmente con le nuove norme in materia di reati tributari: la possibilità di finire in prigione non è così remota.
Quel che va rimarcato è che la fattura (non pagata o pagata che sia) è sempre è comunque necessaria per adempiere agli obblighi tributari; quindi non dà soltanto il diritto di riscuotere il prezzo della propria prestazione, ma anche e soprattutto l’obbligo. Infatti, la redazione della fattura comporta sempre la dichiarazione/attestazione che una certa prestazione, consegna merci o fornitura di servizi, sono di fatto avvenute. E il fatto che nella fattura vada indicata la tipologia della prestazione e il prezzo, conferma tutto ciò.
Insomma, la fattura legittima ad incassare quanto dovuto per la prestazione svolta ed anzi, in mancanza di fattura, la legge presume che si tratti di prestazione ed incasso “in nero”, ovvero senza renderlo noto all’Agenzia delle Entrate. Emettere fattura, viceversa, serve per rendere nota al Fisco la propria attività lavorativa, e pertanto sottoporla a tassazione; riscuoterne il prezzo significa non far credere al Fisco che si tratti di una frode.
Che cosa si rischia se la fattura non è pagata?
Come confermato dalla Corte di Cassazione, in caso di fattura non pagata per un periodo lungo (perché magari il creditore l’ha dimenticata o era totalmente immerso in altre attività) scatta sempre un caso di presunzione di fattura falsa, che può anche assumere i contorni di prova e quindi comportare la condanna per frode fiscale. Insomma, il creditore deve sempre attivarsi, con attività di riscossione come una messa in mora, diffida o azione legale (anche una semplice e-mail o Pec di sollecito talvolta è sufficiente), per non rischiare di essere ritenuto penalmente responsabile.
In concreto, affinché sia accertata in giudizio la frode fiscale, dovranno comunque concorrere più elementi convergenti e comprovanti la condotta criminosa, come l’alta quantità di fatture non pagate, oppure le particolari modalità di pagamento pattuite, che talvolta possono far dedurre un caso di frode fiscale. E determinante, in caso di fattura non pagata e di rischio di condanna per frode, sarà il perdurare della situazione di mancato pagamento (come nel caso di decine di fatture non saldate per più anni).
Insomma attivarsi per la riscossione della fattura non pagata è scelta doverosa, per non rischiare condanne penali per evasione Iva: se opportuno, andrà valutata anche la richiesta al giudice dell’emissione di un decreto ingiuntivo, il quale renderà più semplice il recupero del credito.
Buone prassi per evitare problemi con il fisco
È chiaro ormai che per non risultare, agli occhi del Fisco, come degli evasori dell’Iva, sarà opportuno non restare inerti di fronte ad una fattura non pagata o addirittura più fatture. Concludendo, se necessario per essere fiscalmente in regola, colui che ha emesso la fattura, dovrà anche servirsi della cosiddetta “nota di credito“, ovvero di quel documento che è utilizzato per rettificare le fatture che includono errori. Tale nota di variazione potrà essere usata, ad esempio, in caso di errore nel computo delle imposte o della base imponibile.
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