Da qualche tempo rimbalza la notizia che l’Australia sta andando a fuoco, con tanto di elaborazione grafica spacciata per foto dallo spazio e speculazioni su “è colpa del surriscaldamento globale, no, è colpa degli adolescenti piromani”. Per parafrasare Carmelo Bene e il suo fottersene del Ruanda, non che a qualcuno fuori dall’Australia importi davvero alcunché degli incendi, è solo un’occasione come un’altra per sfogare la propria frustrazione personale e rimarcare i propri bias.
Tra le mille storie che si ramificano da questa tristezza salta fuori la solita cordata di VIP e miliardari per donare un po’ del loro grano. Lo avevano già fatto per il terremoto di Haiti, per l’incendio al Louvre, e ora per l’Australia.
Questa candela odora come la vagina di Gwynet Paltrow, e la terza guerra mondiale termina così
Jeff Bezos, proprietario di Amazon, dona 620,000 dollari.
Oppure 690,000, non è ancora chiaro. La lavanderia chiamata social network esplode di rabbia. È una cifra irrisoria per le sue finanze, dicono. È quello che guadagna in tre minuti, dicono. Per lo spot del Superbowl ha speso 10 milioni.
Ora, non è chiaro se questi commenti siano stati pronunciati da un australiano sfollato dall’incendio – cosa di cui dubito – ma in quel caso se fossi Bezos farei pubblica ammenda, ritirerei ogni centesimo di quei 690k e prometterei di non farlo mai più. Lui non lo farà, naturalmente. Ha altro da fare che leggere le deiezioni digitali di tre sfigati che, comunque, gli pagano il parco macchine una o due volte a settimana.
Però è un grande esempio di come la gente merita quello che ha
Una volta gli anziani dicevano “a caval donato non si guarda in bocca”, mentre un antico proverbio cinese dice di non essere generoso se non sei in grado di reggere l’ingratitudine. Perché le persone hanno la sindrome dell’imperatore, danno per scontato ogni cosa sia loro dovuta e se ricevono meno di quanto sognano – comunque più di quanto meritano – allora s’incazzano come api e sono capaci di sputarti dietro, naturalmente mentre s’infilano in tasca i soldi, per poi protestare quando finiscono.
Jeff Bezos ha dato poco rispetto ai suoi introiti? Forse, o forse ha donato altro ad altri senza dirlo, perché la beneficenza spesso non viene sbandierata. O forse siccome quest’anno ha chiuso in rosso ha deciso di risparmiare. Non importa; sono soldi suoi, se li è guadagnati onestamente e ha tutto il diritto di farci quello che vuole. E non ha “evaso le tasse”; ha saputo aggirarle, ovvero ha assunto commercialisti che sanno fare il loro lavoro.
Senza doverne rendere conto a nessuno, australiano o meno
Con quella cifra puoi piantare tanti alberi, curare e salvare svariati animali, pagare medicinali, e se c’è un’emergenza ogni aiuto conta. Solo chi un’emergenza non l’ha mai vissuta può pensare di sputare su 690,000 euro e avere anche la faccia tosta di gridarlo in Internet come se fosse un vanto. Tuttavia, questa polemica aiuta a spiegare come mai i ricchi frequentino solo ricchi, girino in posti blindati, selezionino gli amici e scopino solo tra loro, in barba a tutte le favole di Cenerentola su schermo. Non perché sono migliori o peggiori – figurarsi – ma perché sanno bene che aiutare la gente è il modo migliore per farsela nemica.