Nonostante i vari capovolgimenti che hanno caratterizzato il mondo politico degli ultimi anni, il Jobs Act è rimasto in piedi. L’idea di base fu quella di una riforma del mercato del lavoro che prevedesse l’introduzione di un contratto unico a tutele crescenti, la creazione di una sorta di agenzia nazionale per l’impiego e di un assegno universale di disoccupazione, oltre che di semplificazione delle regole in materia di contratti di lavoro e di revisione della cosiddetta rappresentanza sindacale. Tuttavia tale provvedimento (d. lgs. n. 81 del 2015), in verità, non toccò una importante “fetta” dei lavoratori italiani, ovvero i lavoratori autonomi. Vediamo allora qual è il punto della situazione, quali sono le ultime novità e i tratti essenziali del progetto per la tutela disoccupazione dei liberi professionisti e i lavoratori autonomi residenti in Italia.
Disoccupazione lavoratori autonomi e professionisti: la situazione attuale
In effetti, sul piano delle tutele giuslavoristiche, la situazione per lavoratori autonomi e professionisti non è al momento delle più rosee. Ciò in quanto a tali categorie di lavoratori mancano quelle che sono considerate le tutele essenziali riservate ai lavoratori dipendenti. Tuttavia, è ormai pronta una proposta di legge, su iniziativa di Confprofessioni – ovvero la principale organizzazione di rappresentanza dei liberi professionisti in Italia – la quale intende finalmente attuare tutta una serie di ammortizzatori sociali per chi è autonomo o professionista. Insomma, la direzione intrapresa è quella di introdurre norme ad hoc in tema di disoccupazione, indennità di maternità apposita, ammortizzatori sociali di vario tipo.
In verità, qualche anno fa entrò in vigore la legge n. 81 del 2017 (dal titolo “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato“) che è di fatto considerata come il Jobs Act delle partite Iva. La finalità dell’introduzione di tale legge fu quella di attribuire finalmente anche ad autonomi e professionisti, specifiche tutele al pari dei lavoratori alle dipendenze, ma anche quella di semplificare talune normative, come quella sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Tuttavia, per la sua attuazione concreta, non sono mai state esercitate ben quattro deleghe previste da tale legge, con la conseguenza pratica che fino ad oggi, non sono stati attuati provvedimenti in materia, ad esempio, di misure di welfare o sussidi in caso di crisi economica dell’attività imprenditoriale oppure in caso di problemi di salute, oppure ancora in materia di benefici come indennità di malattia e prestazioni di maternità.
Ecco allora giustificato il progetto di legge Confprofessioni, mirato a spingere verso l’attuazione di più tutele per autonomi e professionisti, con riguardo alla disoccupazione, ma non solo. Chiaramente, la volontà è quella di avvicinarsi gradualmente a quello che è l’impianto delle tutele già previste per il lavoro subordinato.
Nel progetto e nelle intenzioni dei promotori, si trovano pertanto riferimenti ad ammortizzatori sociali ad hoc che mirino non tanto ad assistere l’autonomo in difficoltà, quanto piuttosto a rilanciarlo dal punto di vista professionale, anche con una maggior formazione e specializzazione. È chiaro poi che, nella proposta di legge, non mancano spunti in materia di incentivi fiscali, i quali siano preposti alla copertura previdenziale ed assicurativa integrative.
La questione della perdita del lavoro: quali risposte?
Ma con tutta probabilità, la questione più complessa resta quella legata alla disoccupazione e ai livelli talvolta assai esigui dei redditi di autonomi e professionisti, e comunque non sempre proporzionati ai bisogni e necessità del lavoratore e del nucleo familiare a lui collegato. Infatti, come testimoniano molte statistiche in materia di lavoro autonomo, non sono poche le libere professioni e i settori dell’artigianato in cui permane una pesante crisi economica e dei redditi.
Una soluzione a tale scenario stagnante – secondo Confprofessioni – potrebbe essere quella di affidare agli autonomi degli incarichi mirati – in base alle varie qualifiche e competenze – presso gli uffici delle amministrazioni locali. Insomma, un impiego immediato di persone già formate ed esperte, al posto della selezione tramite concorsi pubblici.
Concludendo, se è vero che è ormai pronto il citato progetto di legge, staremo a vedere se vi saranno sul serio provvedimenti normativi che applichino anche agli autonomi quelle tutele che erano già state abbozzate nel Jobs Act delle partite Iva (entrato in vigore circa due anni dopo quello più noto, ovvero il d. lgs. n. 81 del 2015). Non resta che seguire i prossimi sviluppi del dibattito.
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