Omicidio colposo o preterintenzionale: ecco differenza e livello di gravità
Omicidio colposo e preterintenzionale: cosa sono e come si differenziano tra loro. La rilevanza essenziale dell’elemento psicologico. Qual è più grave?
Le notizie che trattano di omicidio colposo o di omicidio preterintenzionale non sono purtroppo rare. Tuttavia, non sempre nella narrazione giornalistica ci si sofferma a chiarire cos’è di fatto un omicidio colposo o un omicidio preterintenzionale e quali sono i presupposti di essi. Cerchiamo allora di fare chiarezza, di distinguere le due tipologie di reato e di fare luce sul livello di gravità: quali dei due comporta pene più severe? Vediamolo.
Omicidio colposo e preteritenzionale: il quadro di riferimento
In verità, la legge penale non conosce una sola tipologia di omicidio, ovvero distingue la gravità dell’atto criminoso, a seconda delle specifiche circostanze. Infatti, sono tre i diversi tipi di omicidio regolati dal Codice penale: omicidio doloso, colposo e preterintenzionale. Non vi sono particolari difficoltà a definire la prima tipologia, ovvero l’omicidio doloso, anche detto volontario: punito dall’art. 575 c.p., tale reato comporta che qualcuno provochi intenzionalmente e volontariamente la morte di un’altra persona. Deve insomma sussistere il dolo, vale a dire la cosciente volontà di infrangere la legge, da accertare nel corso del processo penale attraverso le prove.
Con il termine “dolo” la legge si riferisce ad un elemento psicologico del reato, ovvero quella particolare motivazione psicologica che ha determinato il compimento del reato. In verità, la legge penale conosce altri due distinti elementi psicologici, che ricorrono in ipotesi differenti: colpa e preterintenzione. Essi sono determinanti al fine di cogliere la distinzione tra omicidio colposo e preterintenzionale. Vediamoli più vicino.
Omicidio preteritenzionale: cos’è in sintesi?
Svolte le necessarie e basilari premesse generali, chiariamo ora cos’è un omicidio preterintenzionale. L’aggettivo deriva dal latino “prater”, ovvero “oltre”, e infatti in queste circostanze abbiamo un omicidio che è prodotto perché le circostanze concrete vanno “oltre le intenzioni” dell’autore del reato. In altre parole, ricorre un omicidio preterintenzionale tutte le volte in cui dall’azione criminosa deriva, come conseguenza, un evento dannoso più grave di quello prefigurato e voluto dall’autore del reato.
Un caso pratico che aiuta a comprendere meglio di che si tratta è quello della colluttazione tra due persone, una delle due sferra un pugno all’altra con l’intento di ferirla e porre fine allo scontro: ma la conseguenza è che quest’ultimo – stordito dal colpo – cade per terra sbattendo la testa contro uno spigolo e muore. In casi come questo, la volontà era quella di commettere il reato di lesioni, ma in concreto si è realizzato – in via preterintenzionale – un fatto ben più grave, ovvero la morte di una persona.
Omicidio colposo: cos’è in sintesi?
L’altro elemento psicologico citato, ovvero la colpa, è tipico della terza tipologia di omicidio, regolata dal Codice Penale, ovvero l’omicidio colposo. Esso ricorre in tutti i casi in cui, non c’è alcuna intenzione criminosa da parte del responsabile, ma il reato dell’omicidio si ha comunque, a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero a causa dell’inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline. Si tratta insomma di distrazioni, disattenzioni o vera e propria ignoranza in materia di regole giuridiche, le quali determinano questo tipo di reato.
Svariati i possibili casi pratici di omicidio colposo: si pensi, ad esempio, all’automobilista che corre ben oltre i limiti di velocità, investendo mortalmente un pedone, oppure al caso di colui che, mentre maneggia un fucile in una battuta di caccia, spara inavvertitamente un colpo che uccide la persona vicina. Insomma, in tutti questi casi, non c’è alcuna volontà o intenzione criminosa, tanto che si parla comunemente di “reato contro l’intenzione”.
Qual è la differenza?
A questo punto, dovrebbe essere ormai chiaro che la differenza tra omicidio colposo e preterintenzionale, si gioca tutta sul tipo di elemento psicologico che rileva. Nel caso dell’omicidio colposo, si tratta di “colpa” (ed assenza di intenzione criminosa); nel caso di omicidio preterintenzionale, si tratta di “preterintenzione” (c’è intenzione criminosa, ma non quella di uccidere). Se è chiaro che l’omicidio doloso è quello più grave e che prevede le pene più severe, ci si può domandare quale sia il più grave, tra l’omicidio colposo e preterintenzionale.
Ebbene, in base a quanto detto finora, non può non rilevare – ai fini dell’attribuzione della gravità e delle sanzioni – che la preterintenzione è oggettivamente più grave della mera colpa. Ciò in quanto nella prima c’è comunque una intenzione di reato, nella seconda invece tale volontà è completamente assente.
È chiaro che la gravità si riflette nella quantità di pena subita dal responsabile del reato: nei casi di omicidio preterintenzionale, si tratta della reclusione da dieci a diciotto anni; nei casi di omicidio colposo semplice, la pena va dai sei mesi ai cinque anni, quindi una pena ovviamente inferiore (fatti salvi però i casi di omicidio colposo aggravato da particolari circostanze, dato che in tali ipotesi la differenza di pena si attenua).
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