Il Ministero dell’Economia e delle Finanze comunica i risultati dell’emissione della prima tranche del nuovo Btp a 30 anni. Gli analisti non esitano a parlare di risultati da record per quanto riguarda i titoli di Stato italiani: quali sono i motivi dietro a un tale successo?
BTP: il comunicato del MEF
Con un comunicato diffuso il 15 gennaio il MEF ha reso noti i risultati dell’emissione della prima tranche del nuovo Btp a 30 anni: al titolo di stato, con scadenza prevista per settembre 2050, è stato assegnato un tasso annuo del 2,45% (previsto il pagamento con due cedole semestrali). Il titolo di stato trentennale è stato collocato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze a un prezzo di 99,280 (per un importo complessivo di 7 miliardi) che equivale a un rendimento lordo annuo all’emissione del 2,50%.
Richieste giunte a quota 47 miliardi
Le caratteristiche del titolo come appena esposte, oltre all’aumento della domanda di questo tipo di prodotto da parte degli investitori, hanno giocato un ruolo chiave nel determinare il successo dei Btp a 30 anni italiani. Secondo le stime della stampa specializzata, le richieste attualmente sono giunte fino a quota 47 miliardi (per le cifre ufficiali bisognerà attendere un’ulteriore comunicazione del MEF, potrebbe arrivare il 22 gennaio). In pratica, i titoli italiani si scambiano più di quelli emessi dalla Grecia, di solito, i più appetibili in virtù dei tassi decisamente bassi.
Perché i Btp a 30 anni convengono?
I Btp con scadenza nel 2050 offrono degli ottimi margini di guadagno in caso di rivendita del titolo, tuttavia, essendo esposti alle variazioni del mercato nel lungo periodo, alla fine potrebbero comunque comportare delle perdite per gli obbligazionisti: d’altra parte, gli investitori sanno che a scadenza non subiranno comunque un rimborso inferiore al loro valore nominale.
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