Meeting Mondiale dei Giovani: alla Fiera del Levante, la Fiera delle Banalità
Terzo problema: gli argomenti. È vero che presentare temi di dibattito troppo specifici ne limita la partecipazione, ma è vero anche che passare tre giorni a discutere sui massimi sistemi si traduce in puro pour parler. In teoria le divisioni dovevano essere per aree tematiche (citizenship, education, employment and economy, environment, human safety and development) all’interno delle quali dovevano essere creati sottogruppi di dibattito su argomenti più specifici. Di fatto nei “sottogruppi”, per varie ragioni precedentemente spiegate e non per forza legate a mancanza di buona volontà da parte dei partecipanti, le discussioni scivolavano facilmente nell’assoluta banalità ma, soprattutto, nella più totale inconcludenza.
Infine, la maggior parte delle attività iniziavano rifacendosi ad alcune avanguardistiche metodologie di apprendimento e socializzazione, sfruttando tecniche definite di ice-breaking, e all’educazione informale. Senza giudicare, mi limito a riportare una definizione del suddetto “ice-breaking” esposta dall’Associazione Italiana Formatori: “la rottura del ghiaccio è un primo modo attraverso cui si inizia a richiedere un investimento psicomotorio ai discenti ed è il momento con cui, nel bene o nel male, si dà una prima forte impronta al clima di gruppo”. In poche parole, si tratta di giochi.
Il Meeting si è concluso giovedì sera con gli interventi di alcuni importanti delegati, tra cui quello di Haiti. E proprio alla tragedia di Haiti è stato rivolto l’ultimo pensiero ed un auspicio per il futuro.
di Silvia Quaranta