Sappiamo ancora molto poco sulla materia oscura, impercettibile sostanza che dovrebbe costituire un quarto di tutta l’energia presente nel cosmo e ben l’86% della massa dell’universo. Un team di ricercatori dell’Università della California a Davis sta iniziando a cercare un metodo allo scopo di misurarne la possibile temperatura.
Secondo il team di esperti, nonostante non sappiamo ancora di cosa essa sia composta è possibile comunque rilevarne il livello di temperatura, o almeno è questo il parere di Chris Fassnacht. Chris è un professore di fisica che insieme ad alcuni suoi colleghi sta cercando di analizzare la distorsione che accade quando la materia oscura distorce la luce che proviene da punti remoti dell’universo in un effetto chiamato “lente gravitazionale”.
Cos’è la materia oscura?
La materia oscura in cosmologia viene definita come un’ipotetica componente di materia che, a differenza di quella comunemente visibile ai nostri occhi, non emette radiazione elettromagnetica e sarebbe dunque rilevabile solo attraverso quelli che sono i suoi effetti gravitazionali. L’ipotesi della sua esistenza nasce quando si vogliono “giustificare” diverse osservazioni di tipo sperimentale sulla base delle quali, secondo le leggi della gravitazione, essa costituisce quasi il 90% della massa presente nel cosmo.
L’effetto delle lenti gravitazionali
Una delle tante prove dell’esistenza della materia oscura è data, come accennato, dall’effetto chiamato lente gravitazionale: Una distribuzione di massa, come ad esempio un buco nero, in grado di curvare la traiettoria della luce in transito nell’universo. Questo effetto è previsto dalla teoria della relatività generale secondo cui la traiettoria della radiazione elettromagnetica della luce è determinata dalla curvatura spazio-temporale prodotta dai corpi celesti.
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Lo studio di Fassnacht
Secondo il modello standard tale materia dovrebbe essere “fredda”, quindi composta da particelle che si muovono più lentamente rispetto alla velocità della luce. Secondo Fassnacht il modello standard non funzionerebbe a dovere sulla scala delle singole galassie, ma solo sulla scala cosmica. Chris infatti afferma con convinzione che questa sia invece “calda” e quindi le particelle che compongono quest’ultima dovrebbero essere più leggere e quindi muoversi più rapidamente.
Il team di ricercatori ha analizzato l’effetto di lente gravitazionale prodotta da sette distanti quasar e ne hanno esaminato i cambiamenti della materia oscura che produceva quest’effeto. Il risultato che hanno ottenuto mostrava un limite inferiore alla massa “potenziale” di una particella presente in essa, non escludendo però del tutto la “teoria” della materia oscura fredda.
Il ricercatore è convinto che questo studio possa rivelarsi molto utile per comprendere il reale livello di temperatura della materia oscura e che questo possa forse portare ad un cambiamento nel “modello standard” dell’universo.
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