Il crollo della pirateria online in Italia, i dati

Il crollo della pirateria online, è la fine di un’epoca, anche in Italia. Il ruolo della repressione, ma soprattutto dello streaming legale

Calo della pirateria
Il crollo della pirateria online in Italia, i dati

È la fine di un’epoca, cominciata alla fine degli anni ’90 e fiorita negli anni 2000. Ma come accade nel velocissimo mondo del digitale, era forse fatale che anche per questo fenomeno ci fosse presto un declino.

Parliamo della pirateria.

Secondo i dati di Similarweb per IFPI e FIMI la contraffazione e la diffusione illegale di musica online è scesa del 35% in un anno tra marzo 2018 e marzo 2019, ma il calo era cominciato da prima e c’è da scommettere che è proseguito anche oltre.

Non vi sono grandi differenze tra il decremento avvenuto via desktop e via mobile.

Più nello specifico parliamo anche di un -41% nel campo del download da Youtube attraverso lo stream ripping, e se passiamo alle diverse metodologie di pirateria vi è stato un calo del 19%, nello stesso periodo, per i cyberblocker, e addirittura del 52,6% per il bit torrent.

È ovvio che l’uso legale dei sistemi di condivisione continua, esattamente come da anni prosegue l’utilizzo dei DVD ripper per il trasferimento di musica o video.

Le statistiche infatti parlano di musica, ma il discorso è pressoché interamente applicabile anche al grande mondo dei film.

Cosa ha provocato questo grande calo, che ha portato la percentuale di pirateria in Italia nel 2019 sotto il 20% contro il 35% del 2018?

Fonte: Similarweb

Pirateria on line sconfitta dallo streaming legale

Chiaramente un ruolo importante l’ha avuto l’attività di repressione. Sono stati chiusi a ripetizione molti siti illegali di scambio di file sia musicali che video, in particolare in Italia. E come ovvio questi stessi siti hanno vissuto cali annuali di visite tra il 48% e il 98%.

Ma la verità è che il colpo di grazia l’ha dato lo streaming legale. Che parliamo del gigante Netflix, o di Prime, o delle altre piattaforme concorrenti nel campo dei film e delle serie, o di Spotify o Apple Music per quanto riguarda la musica.

I prezzi molto bassi degli abbonamenti, inferiori spesso ai 10 euro al mese, la possibilità di una varietà sempre maggiore, fanno sì che il costo dello streaming legale sia inferiore allo sforzo di scaricare o fruire in streaming illegale un film o un album da un sito.

Soprattutto se questo come avviene è così pieno di pubblicità, pop-up, vi sia da cliccare più e più volte per poter arrivare al contenuto. E non presenta le comodità della piattaforma, non si può fermare il film e vederlo giorni dopo, se non dopo avere ricominciato tutta la trafila, è molto complesso andare avanti o indietro, o più veloci, non vi sono servizi accessori, e tantomeno la varietà ormai presente su Netflix, Prime, ecc.

Sono scomodità ormai insopportabili per chi è stato ormai abituato bene dalle piattaforme legali.

Certo, come dicono gli esperti questi 20 anni di pesantissima concorrenza online non sono stati solo dannosi per il mercato. Come spesso avviene sono serviti a stimolare la creatività dei produttori cinematografici e musicali. Li hanno costretti a inventarsi nuove strade. Per esempio a intensificare i concerti live nell’ambito musicale, o a concentrarsi sempre più nelle serie, adatte alla piattaforme legali, nell’ambito cinematografico.

E chissà se Netflix per esempio sarebbe mai nato o si sarebbe sviluppato così in fretta se non ci fosse stata l’emergenza della pirateria dietro.

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