Dimissioni Di Maio 22 gennaio 2020: scenari e possibili successori
Quella che sembrava una semplice indiscrezione sembra essersi rilevata, alla fine, certa. Il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, dovrebbe rimettere il proprio mandato nelle mani del partito, concentrandosi così sul suo importante ruolo istituzionale. Il partenopeo è stato messo in discussione da una schiera di deputati e senatori pentastellati, con Gianluigi Paragone e Mario Giarrusso in prima linea.
Vito Crimi rileva Luigi Di Maio
Quest’oggi, alle 17:00, Di Maio dovrebbe comunicare ufficialmente la propria decisione di fare un passo indietro (nelle gerarchie del partito) e lasciare la direzione provvisoria a uno dei suoi fedelissimi: Vito Crimi. Nonostante all’attuale sottosegretario nel Conte bis spetti una reggenza provvisoria, non è da escludere che sarà uno degli uomini forti del Movimento 5 Stelle di presente e, soprattutto, futuro. Crimi, pur non essendo uno degli esponenti più mediatici (come lo furono al loro tempo Alessandro Di Battista o Roberto Fico), è tra i maggiori conoscitori delle dinamiche interne. La sua battaglia nel taglio dei fondi pubblici all’editoria è già iconica. Nonostante non abbia avuto successo, Crimi si è dimostrato caparbio nel voler proseguire questa lotta fino in fondo.
Dimissioni Di Maio: cosa succede ora?
Il Ministro degli Esteri ha voluto aspettare l’elezione dei facilitatori regionali prima di dare l’annuncio (atteso, come detto, per le ore 17:00). Il Movimento 5 Stelle si trova in una fase di riorganizzazione e, come il principale alleato di governo, dovrà fare il punto della situazione sul futuro della coalizione e sugli obiettivi futuri. Nonostante le dimissioni, non dovrebbe cambiare nulla nella tabella di marcia della riorganizzazione interna. Gli stati generali sono previsti per marzo e sembra difficile che vengano apportate delle modifiche sostanziali alla route map.
Una guida collegiale per il Movimento. È un vuoto che disinnesca la crisi?
Stando alle linee dettate da Di Maio, la direzione del Movimento dovrà tornare ad essere collegiale. Considerato il delicato momento vissuto in casa 5 Stelle, potrebbe essere scartata l’ipotesi di una crisi di governo immanente (se si considera, tra l’altro, che Di Maio fu tra i principali oppositori alla creazione di un esecutivo giallo-rosso). Andare a elezioni anticipate senza una guida politica chiara, in piena fase di riassestamento e con sondaggi poco favorevoli, potrebbe costare caro a un Movimento che cerca di fare quadrato nella peggior crisi di consenso vissuta negli ultimi anni.
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