I segnali fanno pensare ad una ripresa per il 2020, con un allentamento dell’attività delle banche centrali a scongiurare il rischio di recessione nel breve termine che interessa l’area USA. Resta però accesa la spia sui principali rischi per le nostre prospettive, come una nuova escalation nella guerra commerciale che provoca un colpo fatale alla fiducia delle imprese globali ed alla spesa per investimenti. Dalle elezioni presidenziali degli Stati Uniti alle criticità geopolitiche del Medio Oriente, passando per le tensioni tra Cina ed Hong Kong, il mercato delle obbligazioni in questo primo trimestre del 2020 non sarà sicuramente un cammino in discesa.
L’Europa ha dimostrato di essere vulnerabile nei confronti delle frizioni tra Stati Uniti e Cina a causa di una interdipendenza oltre Oceano rappresentata anche dal mercato automobilistico. Con gli accordi commerciali di recente chiusura, nel complesso si può auspicare un graduale aumento della crescita in tutta la zona euro durante il 2020. L’assenza di pressione di inflazione significa che è improbabile che la BCE prenda in considerazione l’idea di alzare i tassi di interesse.
L’allentamento delle tensioni commerciali e un miglioramento della produzione globale dovrebbero sostenere anche l’economia giapponese, anche per effetto delle iniziative fiscali che il governo ha pianificato in occasione delle Olimpiadi del 2020 che si terranno nella capitale. Una ridefinizione delle politiche fiscali toccherà anche al Regno Unito che, sotto la guida dei conservatori, si avvia ad aprire un nuovo capitolo di investimenti pubblici radicali dopo circa un decennio di austerity volto a ridurre il debito.
Attenzione alle obbligazioni libanesi
Ma è restando nel Mediterraneo che ritroviamo le maggiori preoccupazioni che nelle prossime settimane potrebbero destabilizzare l’equilibrio dei mercati finanziari con ripercussioni anche sui mercati finanziari nostrani. In Libano, infatti, gli obbligazionisti si stanno preparando ad affrontare il collasso del debito della nazione con un concreto rischio di non vedere alcun rimborso per quanto investito. All’inizio di questo mese le autorità libanesi hanno proposto che i detentori delle obbligazioni a Marzo 2020 scambiassero le loro posizioni con titoli a più lunga scadenza ma che nel frattempo le società di rating hanno provveduto a retrocedere.
Nafez Zouk, economista di Oxford Economics, sta seguendo la delicata vicenda del Libano ed in una nota afferma che c’è una probabilità dell’85% che le obbligazioni libanesi vengano rimborsate alla scadenza. Inoltre, il calo delle riserve in valuta estera significa che un default potrebbe ancora essere annunciato nella seconda metà del 2020. Restano invece scarse le probabilità di ripagare i titoli alla scadenza di Aprile 2021. La Banca del Libano ha comunicato, con una nota del 20/01/2020, l’emissione di ulteriori banconote senza ritirarne alcuna.
Quelle similitudini con la crisi cipriota
Proprio il rapporto tra le aspettative della cittadinanza libanese e l’approccio utilizzato dalla Banca del Libano, fa pensare ad un rischio che facilmente si riverserebbe sui mercati finanziari di altre nazioni. La crisi politica ed economica che sta attraversando il Libano assume, pertanto, caratteristiche simili a quella avvenuta a Cipro; molti conti nelle banche libanesi sono direttamente ed indirettamente collegati a soggetti stranieri quali europei, asiatici e non solo. Ecco che la crisi, e la conseguente contrazione del Pil, non mina l’equilibrio del solo Medio Oriente ma va a scardinare quel sistema che fino ad ora si è retto sulla crescita dei prezzi del mercato immobiliare “drogato” dal facile credito concesso ad investitori stranieri così come alla classe media libanese.
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