Economia cinese 2020: analisi di borsa e scenario
L’economia cinese si appresta ad affrontare un 2020 che richiederà non pochi sforzi per raggiungere gli obiettivi del governo e del “sogno cinese”.
Le previsioni del mercato azionario per il 2020 sembrano dare speranze per gli investitori. I mercati finanziari occidentali potrebbero aver acquisito una marcia in più da quando la Fed è passata al taglio dei tassi, inoltre si è poi finalmente concretizzata una tregua della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Ma è proprio l’economia cinese che deve prepararsi ad affrontare periodi non più floridi come un tempo.
L’economia cinese nei 70 anni dalla fondazione della RPC
La Repubblica Popolare Cinese, arrivata al settantesimo anniversario e si appresta ad affrontare un 2020 che richiederà non pochi sforzi. Ciò emerge anche dagli ultimi comunicati del Partito Comunista Cinese dove l’opinione pubblica è chiamata a prendere atto che i prossimi tempi vedranno compiti più difficili per i governi a tutti i livelli. Una vera e propria chiamata a prepararsi a prendere maggiori responsabilità con l’obiettivo di realizzare “il sogno cinese“. Senza mezzi termini, infatti, in uno degli ultimi comunicati del partito si invoca a lavorare sodo senza aver paura della tempesta, ma ricordando che il popolo cinese ha sempre risposto prontamente a tutte le sfide parategli davanti.
Le battaglie della Repubblica Popolare Cinese
Le battaglie che lo stesso Xi Jinping riconosce per il prossimo futuro sono la lotta alla povertà, ai cambiamenti climatici ed ai rischi dall’esposizione finanziaria. Proprio quest’ultimo aspetto che l’economia cinese è chiamata ad affrontare è fortemente dall’ indebitamento della nazione (che ora ammonta ad oltre il 50% del PIL) unito ad una già grave situazione circa le insolvenze nel mercato obbligazionario. La risposta del governo è un tipico approccio keynesiano, ovvero manovre di politica economica basate su maggiori investimenti pubblici nonostante il calo dell’efficienza degli investimenti stessi. Una delle preoccupazioni è che ciò possa portare a un passo indietro da parte di Pechino sull’accordo di Parigi per lotta ai cambiamenti climatici.
L’importanza della leva psicologica e della guerra commerciale con gli USA
Tocca constatare che tutte le previsioni dei maggiori canali di informazione e di analisi finanziaria suggeriscono un atteggiamento cauto sulle future azioni da condurre sui mercati finanziari cinesi. Certo è che da questa incertezza risulta davvero difficoltoso poter ricavare un dato che ci dica se effettivamente l’economia cinese possa dare buoni frutti o no. Opinioni più ardue lasciano pensare anche a prospettive rialziste proprio per l’impostazione psicologica che si è assunta nell’ultimo anno: troppo scetticismo e pessimismo uniformemente diffuso tra tutti i canali di informazione può lasciare immaginare un cambio di rotta dato proprio dalla leva psicologica. Ma, empiricamente, gli indicatori economici disponibili mostrano che lo slancio di crescita rimane debole. La produzione industriale è stata frenata bruscamente da ottobre, quando la guerra commerciale con gli Stati Uniti ha eroso le attività manifatturiere. Si prevede che questa tendenza continuerà nei prossimi mesi, anche a valle dell’accordo commerciale raggiunto e per il quale i funzionari statunitensi hanno dichiarato che la Cina acquisterà più prodotti agricoli dagli Stati Uniti che, di contro, rimuoveranno alcuni dazi esistenti su prodotti importati dal Paese asiatico.
Quindi, guardando all’indice composito SSE (indice di tutti i titoli negoziati alla borsa di Shanghai), dopo il crollo del 2015 dove perse quasi il 20% in soli due settimane, si nota che le oscillazioni si sono sempre mantenute tra i 3600 ed i 2500 punti. Ora si è a poco oltre i 3000 e ci si può aspettare ancora un rialzo ma certamente anche una “perdita del terreno conquistato”.
La zavorra del debito
Infine, ragionando sulle obbligazioni, il mercato corporate cinese pesa per oltre 4mila miliardi di dollari ma, stando a quanto affermato anche da Fitch, circa il 90% delle aziende fallite nel 2018 è di proprietà statale creando un buco di oltre 16 miliardi. Il debito complessivo cinese è arrivato ad oltre il 300% del PIL ed anche questo rappresenta una zavorra importante per tutto il sistema dell’economia cinese che deve mettere in conto anche il rischio, seppur remoto, di default.
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