Congresso IDV: considerazioni
Congresso IDV: considerazioni
L’attenzione dei principali media (giornali, notiziari tv e radio) si è rivolta al primo congresso nazionale dell’Italia dei Valori solo per quanto riguarda alcuni aspetti.
Alcuni certamente importanti e degni di cronaca: come l’appoggio, scaturito dall’acclamazione dei delegati al congresso, alla candidatura di Vincenzo De Luca a presidente della regione Campania per il centrosinistra; altri invece catalogabili come “note di colore”, o comunque dalla scarsa consistenza: le “insinuazioni” di Gioacchino Genchi sull’autenticità dell’attentato al premier da parte di Massimo Tartaglia, seguite dalle immancabili polemiche e da una smentita frettolosa e poco credibile; o lo stesso dualismo, che si pensava dovesse sfociare in una sfida congressuale per la guida del partito, tra Di Pietro e l’astro nascente dell’anima “movimentista” di IDV, l’eurodeputato Luigi De Magistris, per la verità nemmeno iscritto al partito. Né hanno aiutato a seguire con serenità l’evento le polemiche scatenate (casualmente?) in questi giorni da vecchie fotografie di cene presso caserme dei Carabinieri (neanche fosse un losco sottoscala di un edificio a Corleone) e di assegni non incassati.
Ma la tre giorni di congresso, svoltosi nel faraonico hotel Marriot di Roma, a due passi dai tristi uffici romani dell’Alitalia, ha fornito diversi spunti su cui vale invece la pena di soffermarsi, prima di catalogare frettolosamente (come pure molti giornalisti hanno fatto) come “occasione perduta” o persino “farsa inutile”.
Innanzitutto, cosa ha deciso questo congresso? La decisione principale (sancita tramite “acclamazione” dai delegati che erano presenti domenica mattina) è stata la riconferma di Antonio Di Pietro alla carica di presidente nazionale del partito; decisione per la verità scontata e contro cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo, soprattutto dopo che De Magistris aveva chiarito per l’ennesima volta il suo sostegno all’ex pd di Mani Pulite e la sua intenzione di continuare a lavorare all’Europarlamento. Ma un congresso in cui c’è sostanzialmente un candidato unico, può dirsi un congresso democratico? Prima di rispondere a questa domanda, cerchiamo di capire cosa ha significato questa ulteriore “ratifica” della leadership dipietrista.
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