Congresso IDV: considerazioni

Pubblicato il 8 Febbraio 2010 alle 12:25 Autore: Salvatore Borghese

La risposta deve essere ricercata nel coinvolgimento della base: elettori, iscritti, delegati a seconda delle modalità. Nel caso del congresso IDV, gli iscritti (oltre 95mila) hanno eletto, nelle assemblee provinciali precedenti il congresso vero e proprio, i 3.000 e più delegati, ai quali era assegnato il diritto di presentare candidature, mozioni di modifica di statuto e di integrazione del programma, nonché di metterle ai voti, insieme all’elezione delle varie cariche, come abbiamo visto.

Questo naturalmente non basta. Chi ha assistito allo svolgimento dei lavori non può ignorare, nonostante l’imponente location prescelta, una carenza di organizzazione a tratti sfociata in involontaria comicità: come quando Di Pietro ha mandato tutti a casa, nella serata di sabato, salvo poi accorgersi subito dopo, con una teatrale “manata in fronte”, che bisognava ancora mettere ai voti le mozioni presentate. E di fronte alle procedure che andavano a rilento, dovendosi illustrare, interpretare e mettere ai voti oltre 20 mozioni, allo stesso Di Pietro è sfuggita una frase simbolica ancorché ironica: “Avete voluto la democrazia? E mò pedalate…”

Oppure quando si è proceduto alla votazione delle prime mozioni mentre i giovani, una porzione non indifferente sul totale dei delegati, erano ancora da un’altra parte a votare il loro coordinatore, senza che nessuno tra i dirigenti e responsabili dell’organizzazione prendesse la parola per eccepire: fino a che non è giunto un ragazzo che ha fatto presente che bisognava aspettare tutti gli altri e ricominciare da capo…

In conclusione, l’impressione è che si siano fatti molti sforzi in direzione di un’apertura del partito alla propria base, seppur trattandosi di un’apertura mitigata dalla presenza di procedure organizzative ancora inadeguate e molto migliorabili. Insomma, la buona volontà non è bastata e non può bastare. Anche se, a parziale discolpa degli organizzatori, va considerato che era la prima volta che si allestiva un congresso “vero” in un partito che fino alla scorso autunno (quando è entrato in vigore un nuovo statuto) era letteralmente un’emanazione di Antonio Di Pietro e nient’altro.

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(foto da Flickr.it – profilo di IDVStaff)

 

Salvatore Borghese

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