Coronavirus: a rischio non solo la salute, ma anche l’economia
Coronavirus: a rischio non solo la salute, ma anche l’economia. Gualtieri assicura: prematuro fare previsioni dell’impatto del virus sull’economia italiana
Nell’epoca del mercato globale, la diffusione del nuovo coronavirus, con annesso rischio di pandemia, non può non avere delle gravissime ripercussioni economiche a partire dagli effetti sui mercati finanziari. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri assicura che la priorità del governo è quella di tutelare la sicurezza dei cittadini, tuttavia, non ha fornito alcuna rassicurazione in merito alla stabilità dell’economia italiana.
Coronavirus: il precedente della SARS
Se si considera l’impatto che ebbe il virus Sars – partito proprio dalla Cina nel 2002 provocò centinaia di morti – non solo dal punto di vista sanitario, ma anche sui mercati finanziari, ci sono evidenti ragioni per essere preoccupati. La questione non riguarda tanto la gravità della malattia – nulla fa pensare che il coronavirus sia più “potente” della Sars – quanto gli effetti che una psicosi collettiva, ovvero l’eccessiva sopravvalutazione del rischio sanitario del coronavirus, possono produrre sugli scenari economici. Gli economisti chiamano profezie che si autoavverano quelle previsioni che si realizzano per il solo fatto di essere state espresse. Ciò è quanto avviene proprio nei mercati finanziari, quando ad una convinzione diffusa del crollo imminente di un’azienda, gli investitori perdono la fiducia e mettono in atto una serie di azioni che causano effettivamente il crollo dei titoli dell’azienda. Lo stesso avviene per l’economia delle nazioni.
Ora, immaginiamo solo quali potrebbero essere gli effetti nefasti di una psicosi, appunto, riguardante uno dei Paesi più potenti al mondo, da cui dipendono le sorti dell’economia globale, compresa ovviamente l’Italia.
Le statistiche diffuse dall’Istat
E a proposito dell’economia italiana, i dati diffusi la settimana scorsa dall’Istat non sono per nulla incoraggianti. Se il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 9,8%, a destare preoccupazione è innanzitutto la diminuzione generale degli occupati (-75.000 unità tra i dipendenti con contratto a tempo indeterminato e ben -16.000 unità tra i lavoratori autonomi), fatta eccezione per i precari che raggiungono la cifra di 3milioni. Aumentano inoltre anche gli inattivi (+42.000), coloro cioè che il lavoro non lo cercano o hanno smesso di cercarlo.
Bene, dunque, tutelare la sicurezza sanitaria dei cittadini, ma attenzione a non far diventare la psicosi “coronavirus” un tornado capace di minare gli equilibri della già ben precaria stabilità economica del nostro Paese.
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