È una delle date più tristi nella storia recente italiana e uno di quegli anniversari che suscita maggior dibattito: parliamo dei massacri delle Foibe. La giornata del ricordo è stata istituita solo di recente – nel 2005, con il governo Berlusconi – per rimembrare le decine di migliaia di italiani uccisi dalle milizie di Tito tra il 1943 e il 1947 tra Fiume, l’Istria e la Dalmazia. L’occupazione fascista dei due territori aprì una contesa spietata e truculenta tra i bandi, con il maresciallo Tito desideroso di riconquistare parte del territorio sloveno e croato che era finito sotto il controllo dell’Italia fascista. L’offensiva jugoslava non doveva fermarsi lì: di fatti, nei piani del maresciallo, si misero nel mirino Trieste e gran parte della Regione del Veneto. Per quattro anni, la frontiera tra Italia e Jugoslavia divenne territorio di un conflitto perennemente acceso. A farne le spese furono decine di migliaia di compatrioti che furono torturati e condannati a morte con metodi brutali.
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L’istituzione del Giorno del Ricordo per i massacri delle Foibe
La firma del trattato di pace di Parigi il 10 febbraio 1947 pose fine a una delle pagine più tragiche della storia recente italiana. Gli jugoslavi non si limitarono ad affrontare i reduci fascisti, ma a colpire in maniera indiscriminata la popolazione italiana residente in quei territori contesi. La storia rimase taciuta per molti anni, grazie alla complicità dei principali partiti italiani dell’epoca. Solo dopo la caduta del muro e l’implosione dell’Unione Sovietica, i massacri delle Foibe sono stati segnalati con forza dal mondo politico. Grazie alla legge Mania del 2004, nel 2005 fu istituito il “Giorno del Ricordo”. La prima commemorazione ufficiale risale proprio a quindici anni fa. Da allora, nonostante vi sia consenso sulla gravità e le atrocità commesse dalle forze del maresciallo Tito, l’interpretazione storica e politica dei fatti ha sempre destato grandi dibattiti.
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