La mannaia di Tremonti sui giornali politici
La finanziaria tremontiana chiude il rubinetto all’editoria. Oltre 100 testate potrebbero essere prossime alla chiusura. Oltre 4.000 lavoratori, tra giornalisti, grafici, tipografi e altri operatori del settore rischiano il posto di lavoro a causa di una norma (comma 62 dell’art.2 della legge finanziaria 2010) che di fatto sopprime il carattere di diritto soggettivo dei contributi all’editoria.
Ma che cos’è il diritto soggettivo e perché rischia di far chiudere una buona fetta di giornali? Per dirla in breve, è una tutela giuridica che consente alle testate di ricevere i contributi statali e programmare in anticipo i bilanci con le banche. L’abolizione di questo diritto crea una spirale negativa per cui le società editoriali ricevono il contributo con un anno di ritardo, gli istituti bancari non concedono loro più i fidi, e i bilanci conoscono un forte disavanzo che potrebbe causare la chiusura dei battenti.
[ad]E così, quella che doveva essere la riforma dell’editoria condivisa da tutte le forze politiche è diventata – anche grazie all’approvazione del decreto «milleproroghe» al Senato – una faccenda su cui il ministro Tremonti ha pieno controllo e su cui si sono sollevate mille polemiche tra gli addetti all’informazione. Se le cose dovessero rimanere così, infatti, il Ministro dell’Economia potrà decidere di anno in anno, e senza trattare con nessuno, in che termini e chi potrà usufruire dei contributi statali. Esattamente quello che i critici degli aiuti all’editoria volevano evitare.
La questione è ancor più controversa poiché riguarda principalmente la sopravvivenza dei giornali politici e delle cooperative di quotidiani. Di tale categoria fanno parte giornali di tutti gli schieramenti, da La Padania a l’Unità, da Avvenire al Secolo d’Italia, senza dimenticare il manifesto ed Europa. Per continuare a far girare le rotative di queste testate, quattro parlamentari (Vincenzo Vita e Luigi Lusi del Pd, Roberto Mura della Lega, e Alessio Buti del Pdl) hanno presentato, senza successo, un emendamento al decreto milleproroghe per rinviare al 2012 la stretta sui contributi all’editoria.
Apparentemente, sembrerebbe che questo giro di vite accontenti coloro che da tempo chiedono con forza una stampa più indipendente che non riceva sovvenzioni dallo Stato. Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, ha giustificato questa misura di tagli ai giornali (fino al 20% di risorse in meno rispetto allo scorso anno) con la grave crisi economica che ha colpito le casse pubbliche.
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