Analisi borsa italiana Febbraio 2020: andamento e consigli
Le dinamiche di politica economica non sempre seguono la strada dei mercati finanziari, va condotta un’analisi di borsa che tenga conto di ampi fattori.
Contrariamente a ciò che ci si aspetterebbe in risposta alla domanda se conviene investire nella borsa italiana, gli investitori possono trovare buone opportunità nel nostro Paese. Grazie ad alcuni fattori proiettati a medio termine e grazie anche ad una particolare congiuntura economica nel contesto europeo e intercontinentale, l’instabilità politica non si traduce in instabilità economica. Tralasciando momentaneamente l’analisi di borsa, l’Italia rimane il terzo maggiore esportatore in Europa e il settimo a livello globale ma non solo, è anche tra i primi cinque Paesi al mondo a poter vantare un surplus manifatturiero superiore ai 100 miliardi di dollari. All’inizio del 2019, il New York Times titolava sull’economia italiana: “L’Italia scivola nella recessione, alimentando le paure globali”. Già nei trimestri seguenti si è scoperto che i timori di recessione precedenti erano sopravvalutati e che in fin dei conti negli ultimi due anni l’economia italiana possiamo definirla semplicemente stagnante, ciò si riflette nel tasso di crescita che mediamente nell’ultimo periodo non supera lo 0,3%.
Radiografia della produzione italiana
L’Italia ha un ruolo primario nel settore agricolo all’interno dell’UE, è il più grande produttore europeo di riso, frutta, verdura e vino. Ma va anche considerato che il settore agricolo rappresenta l’1,9% del PIL italiano ed allo stesso tempo è fortemente dipendente dall’importazione di materie prime. Ben diverso è il peso del settore secondario, in quanto l’industria rappresenta oltre il 21% del PIL e occupa il 26% della popolazione attiva. Chiaramente, bisogna considerare che l’attività industriale del Paese è concentrata nella parte settentrionale e, generalmente, parliamo comunque di un settore composto da piccole e medie imprese familiari, con la maggior parte delle aziende industriali con meno di 50 dipendenti. Invece, come riscontrabile anche nelle analisi di borsa sui brand maggiori nel settore, restiamo il maggiore esportatore mondiale di beni di lusso (abbigliamento, automobili, ecc.). Diversamente è la condizione del settore dei servizi che pesa per oltre il 66% del PIL ed impiega oltre il 70% della popolazione attiva e circa la metà delle imprese attive.
Per quanto riguarda le finanze pubbliche, i dati testimoniano chiaramente l’incapacità dei governi italiani (oltre 60 legislature dal 1948) nel ridurre l’enorme riserva di debito pubblico del Paese, pari a circa il 135% del PIL, che inevitabilmente comporta aliquote fiscali elevate e servizi pubblici ridotti. La bassa crescita dell’economia porta anche a un numero insolitamente elevato di fallimenti delle imprese, maggiori quote di crediti deteriorati e un mercato immobiliare lento i cui prezzi non si sono mai ripresi dai loro minimi di fine 2013. Inoltre, il rallentamento economico segue il declino demografico con un calo dei tassi di natalità e una crescente “fuga di cervelli” di giovani in cerca di occupazione. Nel frattempo, il Paese continua a essere diviso tra le regioni meridionali economicamente depresse e le regioni produttive del nord (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte) che creano posti di lavoro e crescita, ma non abbastanza da determinare esternalità positive per il resto del Paese.
L’analisi finanziaria della borsa italiana per il 2020
Ma, come ormai è chiaro, le dinamiche di politica economica non sempre percorrono la stessa strada battuta dai mercati finanziari. Pertanto è necessario condurre un’analisi di borsa che tenga conto dei fattori e degli aspetti peculiari dei mercati che sono interdipendenti con le dinamiche dei rispettivi mercati dei maggiori Paesi del mondo. Ne è un esempio ciò che sta accadendo sui mercati cinesi, e di riflesso su gran parte del pianeta, a seguito dell’epidemia del virus covid-19. Oggi è certamente il momento più adatto per volgere le proprie attenzioni su quei titoli che puntano a dare dividendi stabili. Gli investitori potrebbero quindi preferire acquistare titoli delle aziende più solide, ovvero quelle che operano in mercati molto poco vulnerabili come il settore delle commodity e delle telecomunicazioni. Questo a discapito di quei titoli che invece hanno un rapporto prezzo/utili decisamente superiore ma che in questo scenario non rappresentano un porto sicuro per i propri investimenti. È quindi il momento non di mettere al riparo i propri risparmi ma semplicemente di farli fruttare grazie all’evoluzione che il mercato nostrano può vantare in determinati settori decisamente più strutturati e pronti ad una fase espansiva.
Attenzione ai titoli di Poste Italiane, Terna ed Enel
Quindi, oltre le trimestrali, c’è da tenere d’occhio fino ad Aprile titoli quali Poste Italiane, Terna ed Enel. Nel primo e nel secondo caso, ad esempio, c’è da attendere ancora poco per la presentazione dei dati sull’andamento societario ma le premesse di una buona tenuta ci sono tutte. Proprio come accaduto per Enel che il 6 Febbraio ha relazionato sul proprio andamento illustrando dati confortanti che hanno fatto tenere bene il titolo: ricavi aumentati ma anche indebitamento aumentato. Questo grazie ad un piano di investimenti che si concluderà nel biennio 2020-2022 e che possono rappresentare una buona promessa per gli investitori. L’analisi di borsa ci suggerisce, pertanto, di valutare quei titoli che sovente rendono tassi bassi ma che però riescono ad essere costanti in un quadro oggettivo non semplice ma che proprio per determinati asset lascia un buon margine di riuscita.
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