Pensioni ultime notizie: metà pensionati non ha versato contributi
Pensioni ultime notizie: gli importi medi dei trattamenti pensionistici sono sempre più bassi. Bisogna, però, fornire alcuni chiarimenti al riguardo
Pensioni ultime notizie: diffusi i dati del settimo Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano. Il dossier redatto annualmente dal Centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali diretto da Alberto Brambilla sottolinea che gli importi medi dei trattamenti pensionistici sono sempre più bassi. Bisogna, però, fornire alcuni chiarimenti al riguardo.
Pensioni ultime notizie: assegni sempre più bassi
Stando al rapporto, il 36,6% dei pensionati italiani percepisce un assegno con importo inferiore ai mille euro lordi. Di questi il 12,2% incassa meno di 500 euro. E solo un pensionato su quattro percepisce un assegno di importo superiore ai 2mila euro lordi. Breve inciso: escludendo le prestazioni assistenziali, l’importo medio delle pensioni è di 25.590 euro lordi annui circa, evidente la discrepanza tra l’ultimo stipendio e l’assegno previdenziale, il cosiddetto tasso di sostituzione.
Detto ciò, tornando ai trattamenti con gli importi più bassi, sebbene la prima reazione sarebbe quella di lanciare un “allarme pensioni”, da Itinerari Previdenziali si sottolinea come i pensionati cui spettano gli assegni più leggeri sono anche quelli che hanno versato pochi contributi o, addirittura, zero.
Pensionati “perfetti sconosciuti” per il Fisco
Pensioni ultime notizie: a questo punto, è necessario riportare alcune precisazioni elaborate dall’esperto di previdenza Alberto Brambilla. “Su 16 milioni di pensionati circa la metà è totalmente o parzialmente assistita dallo Stato quindi da tutti noi, attraverso le tasse che paghiamo. Circa 800 mila pensionati (il 5,12%) usufruiscono della pensione o assegno sociale”. Questa parte di popolazione – fa dunque notare lo stesso Brambilla – fino ai 66 anni è di fatto sconosciuta al Fisco visto che non ha mai pagato contributi e imposte dirette. Ora, “uno Stato di diritto aiuta i più deboli, ma in altri Paesi europei dopo una certa età (33/36 anni) si chiede al soggetto sconosciuto di che cosa vive, prendendo i relativi provvedimenti”.
Si prenda poi il caso dei quasi 3 milioni di pensionati che prendono l’integrazione al minimo di 513 euro al mese (il 18,2% del totale): di fatto tali ex lavoratori sono “parzialmente sconosciuti al fisco in quanto in 67 anni di vita non sono riusciti nemmeno a versare 15/17 anni di contribuzione”. A tal proposito si deve tuttavia anche ricordare come sia sempre più difficile nell’attuale mercato del lavoro avere una carriera continua.
Infine, Brambilla pone anche un altro problema: “l’Istat dovrebbe anche spiegare ai cittadini che per circa 8 milioni di pensionati su 16 milioni non ci sono pensioni ma benefici assistenziali sui quali non gravano imposte. L’Irpef, circa 50 miliardi, grava sul 40% di pensionati che prendono più di 1.200 euro al mese e soprattutto su quel 24,7% di ex lavoratori con prestazioni da 2 mila euro in su; cioè sulle pensioni vere, pagate con contributi e tasse da chi le percepisce”.
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