Partita Iva per affitto: la possibile novità in arrivo e chi dovrebbe aprirla
Partita Iva per chi affitta: ecco i tratti essenziali della possibile novità in arrivo e chi sarebbe tenuto ad aprirla. La proposta.
Novità probabilmente non gradite per chi ha diversi immobili di proprietà ed è solito affittarli per fare cassa e aumentare il proprio reddito. Secondo una recente proposta di legge di Dario Franceschini – l’esponente PD ora Ministro dei Beni culturali e del Turismo – chi oltrepassa il numero di tre appartamenti o alloggi oggetto di contratto di affitto, sarà sottoposto agli oneri fiscali dell’apertura e tenuta della partita Iva. Vediamo allora più nel dettaglio i contenuti di questa novità.
Partita Iva e contratto di affitto: quali novità?
Il punto è molto semplice: come detto, superati i tre alloggi affittati, per il proprietario scatterebbero gli adempimenti fiscali tipici della partita Iva, in quanto – secondo la proposta – sarebbe considerato come un imprenditore, ovvero un soggetto che pratica un’attività economica professionale e organizzata e in quanto tale, foriera del cosiddetto “reddito d’impresa”. In sintesi, il proprietario che affitta dovrebbe perciò:
- aprire la partita Iva;
- effettuare l’iscrizione al Registro delle imprese;
- e, soprattutto, versare le tasse come imprenditore invece che come privato.
Si tratta di una proposta di legge sulla partita Iva che prende di mira specialmente i proprietari di abitazioni che sfruttano il grande afflusso di turisti nelle città d’arte, i quali di solito permangono brevemente in una località, attraverso magari degli affitti brevi. La proposta in oggetto è stata inserita nel d.d.l. sul turismo, e ora è ormai una bozza pronta e definitiva che verrà – entro breve tempo – analizzata in Consiglio dei Ministri e poi in Parlamento.
Lo scopo di questa novità: far emergere il “nero”
Il piano insomma è quello della riforma dell’intero mercato delle locazioni turistiche, oggi molto gettonato anche in relazione al boom dei portali di intermediazione online, rivolti a chi affitta la propria casa e chi la cerca in affitto. Lo scopo, non di certo nascosto, è quello di reprimere il fenomeno dell’evasione fiscale, che frequentemente caratterizza i rapporti di affitto.
Tuttavia, le associazioni di categoria hanno già espresso la loro opinione contraria alla partita Iva per chi affitta più di tre alloggi. Il loro “no” è fondato su quanto indicato nel Codice Civile: infatti, tale testo parla di “professionalità” ed “organizzazione” all’art. 2082 e tali requisiti usati per definire la figura dell’imprenditore – secondo le associazioni di categoria – non possono in alcun modo riferirsi ai proprietari che affittano i loro alloggi. Essi, infatti, esercitano semplicemente il loro diritto di proprietà privata, nelle forme concesse dal Codice Civile (dando in affitto uno o più alloggi), ma senza per questo svolgere contestualmente anche un’attività parificabile a quelle d’impresa (necessitante di partita Iva).
Concludendo, per capire meglio se e come verrà attuata questa proposta, non resterà che attendere lo svolgersi dei prossimi incontri sul tema, sia in Consiglio dei Ministri, sia in Parlamento, previsti a breve nell’agenda politica.
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