Da ieri, e fino al fatidico giorno in cui si andrà a votare, l’informazione politica in televisione non sarà più la stessa. Scordiamoci pure le comode poltrone bianche della “terza Camera” di Vespa, le carrellate di Floris e l’arena apocalittica di Santoro.
Lorsignori, se vorranno andare in onda, devono “applicare alla lettera” – come ha anticipato il Presidente della Rai, Paolo Garimberti – il nuovo regolamento varato dalla Commissione parlamentare di Vigilanza, presieduta dall’ex Presidente del carrozzone di Stato per eccellenza, Sergio Zavoli.
Ma che cosa prevede l’art. 6 par. 4. del contestato regolamento approvato il 9 febbraio scorso? Che le trasmissioni di informazione politica siano disciplinate dalle regole proprie della comunicazione politica. Il che, tradotto, vuol dire che le trasmissioni di approfondimento politico seguano gli stessi criteri delle tribune elettorali, concedendo uguali spazi a tutti i candidati governatori in corsa e ai rappresentanti delle liste elettorali.
Apriti cielo! Michele Santoro e Lucia Annunziata, ex Presidente Rai, incredibilmente, si sono riscoperti vecchi amici, toccati nel vivo dall’invettiva di Silvio Berlusconi, che ha definito “pollai” i loro salotti televisivi, mentre presentava l’ultimo libro di Bruno Vespa, a fianco del medesimo.
Dopo l’audizione del Presidente Garimberti, che ha ricordato la perdita di introiti pubblicitari per la Rai conseguenti all’applicazione delle norme, la Commissione ha comunque proseguito imperterrita nei suoi intendimenti. Tutto questo mentre le reti private sono in attesa di quel che deciderà l’Autorità Garante per le Comunicazioni che potrebbe decidere di estendere anche alle emittenti commerciali il provvedimento della Commissione.
Una domanda: c’era bisogno di una misura così contrastata, seppure in osservanza della famigerata legge della ‘par condicio’? Non era meglio per una volta che le cose fossero lasciate immutate?
È facile, infatti, prevedere che il risultato delle novità volute dall’organo bicamerale di Palazzo San Macuto, con il voto favorevole del Popolo della Libertà, della Lega e del radicale Marco Beltrandi, eletto nelle liste del Pd, ingesseranno ulteriormente le trasmissioni televisive, portando, come da più parti temuto e da altre desiderato, alla chiusura, seppure temporanea, degli unici spazi di pluralismo informativo che l’epoca televisiva nostrana conosce.
È questo il caso di dire che il meglio è nemico del bene?