– Scu… scusi? Me permette? – gracchia la voce di un’anziana alle mie spalle.
Si tratta di un tipico esemplare di sciura, uguale in qualsiasi parte del mondo. Alta come un tavolino da tè, cappotto lungo fuori moda, acconciatura di chi ha ballato il twist, trucco con l’evidenziatore, gonna altezza ginocchio e dunque rispettabile, tacco da battaglia e calze con più denari di Giuda. Completa l’outfit la borsetta di Mary Poppins. A spanna siamo sulla settantina di anni e galoppa. Domando come posso aiutarla.
-Se faccia guarda’- dice, avvicinandosi con un sorriso sognante. Mi mette la mano sulla barba, il sorriso le si schiude, passa alle spalle, mi squadra da cima a fondo -Quant’è bello, lei –
Ringrazio.
-È italiano?-
Annuisco. Venezia.
-Perché lei me ricorda tanto… se chiamava Glauco.-
Spiego che non sono Glauco, ma il vortice dei ricordi è troppo forte. Mi prende sottobraccio e senza che io possa in qualche modo oppormi mi conduce sul viale dei ricordi. Glauco era romano, ma faceva il bagnino a Latina. Uno che ne cambiava una ogni sera, e ar mattino te le restituiva co’ un soriso a trentadue denti, non so se me spiego.-
Annuisco.
E lei non era tanto bella nemmeno all’epoca, mentre le altre parevano tutte la principessa di Monaco. Era troppo magra, per i gusti del buon maschio alfa. Per ottenere l’attenzione del bagnino la signora se le prova tutte. Si posiziona sul punto più in vista della spiaggia. Sceglie i costumi più colorati e appariscenti. Metteva l’imbottitura nel costume intero e le zeppe di sughero per sembrare più alta e formosa.
La truffa non riesce mai, finché decide per l’approccio diretto: aspetta di trovarlo isolato, e non appena accade gli si para davanti e con le mani sui fianchi tuona: mbè?! Che volemo fa’?! Il momento è drammatico: lui sgrana gli occhi, confuso, poi capisce. La guarda con sufficienza e sbuffa una risata. L’umiliazione è tale che lei avvampa, se sente mori’, e gli rifila un ceffone più forte che può. Glauco traballa. C’hai carattere, dice.
-E da allora je ne ho date tante, ma tante- sospira, dandomi dei sobri ceffoni -quanto je piaceva quando je menavo.-
Con cortesia le sposto la mano e faccio presente che non sono Glauco, e lei annuisce, greve. È tempo di salutarci, ma lei mi prende l’avambraccio e fissandomi serissima, domanda: senti, mica me dai quarcosa?
Dalla tasca tiro fuori dieci euro e la guardo allontanarsi. Dopo neanche un mese che sono qui, Roma mi ha già fatto pagare per un porno granny.
Forse è vero che questa città ti cambia.