I droni sono quei velivoli che si librano in aria, senza un pilota umano a bordo di essi. Il meccanismo di funzionamento dipende dal computer installato sul drone e viene controllato a distanza da una persona che si trova sul terreno o su un altro veicolo. Nati per scopi militari, oggi sono diventanti di utilizzo comune tra le persone che se ne servono come semplice hobby, ad esempio per fare delle riprese video dall’alto. Ma quali sono le nuove regole dell’Unione Europea per i droni in arrivo per i possessori? A quali nuovi obblighi dovranno conformarsi? Vediamolo.
Regole droni: quali sono i limiti ENAC all’utilizzo
Come accennato, i droni sono ultimamente assai in voga e vengono utilizzati frequentemente dai piloti amatoriali, ma anche per scopi non “ricreativi”, come ad esempio nel campo dell’edilizia, della sanità, dei reportage d’informazione e per controlli tecnici in aree impervie e di difficile accesso.
Dato il forte aumento di vendite di questi velivoli, l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) ha deciso di porre alcune regole droni, mirate a ridurre i rischi connessi al volo di oggetti potenzialmente pericolosi, perché capaci di causare lesioni o danni durante il volo o in caduta.
In particolare, l’ente menzionato ha distinto i voli di droni (professionali) in zone critiche da quelli che non sono in zone critiche. Per “zona critica“, l’Enac intende:
- aree in cui vi sono assembramenti di persone o folle;
- aree in vario modo congestionate;
- aree in cui vi sono agglomerati urbani o infrastrutture sensibili.
In ogni caso, un drone vola in zona critica se copre un raggio massimo di 500 metri e si libra tra i 70 e i 150 metri di altezza. Tra l’altro, per poter volare “legalmente” sopra zone critiche, è necessaria la previa autorizzazione ENAC, che il pilota deve richiedere.
Per “zona non critica”, invece, si intende un’area non ricompresa tra quelle sopra citate e in cui il drone vola fino a 70 metri di altezza e senza allontanarsi oltre i 200 metri di raggio. Le regole per i droni (professionali), in queste ultime circostanze, non prevedono un’autorizzazione ad hoc, ma soltanto quella che è denominata “dichiarazione delle intenzioni di volo”.
La legge vigente fissa inoltre quali sono le aree (no-fly zone) in cui è vietato far decollare un qualsiasi tipo di drone, sia professionale, sia amatoriale:
- zone entro 5 km di distanza da un aeroporto;
- zone preposte al traffico degli aerei;
- zone corrispondenti ai centri storici delle grandi città e altre aree di rilievo, corrispondenti alla sedi di palazzi governativi, caserme, carceri ecc.;
Violare le regole citate, potrebbe portare a conseguenze e responsabilità di tipo civile o penale, in caso di danni o lesioni provocati dal velivolo non adeguatamente controllato. Ecco perché il pilota di un drone professionale deve stipulare un‘assicurazione specifica che tuteli da eventuali incidenti causati dal velivolo. Tuttavia, va da sé che anche chi utilizza questo mezzo a livello amatoriale farebbe bene a firmare un’assicurazione almeno per la tutela dei danni prodotti a terzi.
C’è un obbligo di patentino per pilotare un drone?
Prima di capire quali sono le ultime novità in tema di regole per i droni, rispondiamo ad una domanda che forse non pochi si faranno: è necessaria una qualche patente o abilitazione per utilizzare un drone? Ebbene, la risposta è affermativa, ma l’obbligo di munirsi di una sorta di licenza (l’attestato di pilota APR), scatta in base alla categoria del velivolo, che è legata al suo peso. Le due grandi categorie sono rappresentate dai ‘SAPR’ (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto) e dagli Aeromodelli.
Per usare i primi è necessario l’attestato pilota sopra i 300 grammi di peso, mentre per i secondi – di uso sportivo o ricreazionale – non è mai necessario. Questi ultimi però non devono aver installati dispositivi per operazioni specifiche (come ad esempio la videocamera) oppure strumenti per il volo autonomo. Gli aeromodelli sono in pratica dei modellini, dei mini-droni che possono volare esclusivamente nel campo visivo dell’utilizzatore che di solito non va oltre i 200 metri di raggio e i 70 metri di altezza.
Le nuove regole UE: ecco cosa cambia
Ebbene, in questo quadro si inserirà il nuovo regolamento UE in vigore dal prossimo 1 luglio, che farà il punto – a livello europeo – su quelli che sono i limiti ai voli degli apparecchi citati. Anzi, secondo le intenzioni dei promotori, con tutta probabilità rafforzerà le no-fly zone e i divieti di sorvolo nelle aree potenzialmente a rischio (anche per finalità di lotta al terrorismo).
Non a caso, sarà l’ENAC l’ente che il prossimo marzo presenterà all’Università Europea di Roma, tutti gli aspetti pratici e le novità del nuovo Regolamento dell’UE. L’occasione sarà la settima edizione della Roma Drone Conference 2020 , un meeting ad hoc per fare il punto sulla materia e per illustrare i dettagli della nuova normativa europea, che si propone di diventare la fonte normativa di riferimento per ciò che attiene l’utilizzo di droni ed aeromodelli.
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