Roma. Parco Archeologico del Colosseo. I lavori di restauro nella zona Curia-Comizio hanno portato alla luce una zona sotterranea, contenente una cassa costruita in tufo della lunghezza di un metro e quaranta: questo ritrovamento ha le sembianze di un sarcofago. Essendo datato al IV sec a.c., ovvero i tempi in cui sarebbe vissuto Romolo, è stato ipotizzato che possa trattarsi della tomba del primo re della Città Eterna.
Tomba di Romolo: accenni storici del ritrovamento
A nord-est dei fori romani sorge il Comizio, dove si riuniva la curia e dove un lastricato di pietra nera decorava il santuario per il dio Vulcano. Si pensa che lì, Romolo sia stato ucciso dai patrizi; mentre un’altra tradizione che fa capo allo storico e filosofo latino Varrone, vuole che proprio in quello stesso punto fosse stata costruita la sua tomba.
I resti sono stati per la prima volta portati alla luce dall’archeologo e architetto veneziano Giacomo Boni, senatore del regno d’Italia, tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900: sulla base degli studi da lui approfonditi venne dimostrato che, effettivamente, il luogo dove si riunivano le curiae era databile all’epoca regia.
La cassa in tufo è inoltre in linea con il Lapis niger, altra importante iscrizione che celebrava la morte di Romolo: una corrispondenza tra questi elementi potrebbe rappresentare un’ulteriore conferma al valore di questo ritrovamento archeologico.
Soltanto oggi però, dopo 120 anni, sono state rivelate pubblicamente queste scoperte nell’ambito di una ricerca più ampia sulle zone del Comizio del Foro Romano, che si avvalgono certamente dei dati che aveva fornito inizialmente Boni, ma che nel corso degli anni sono stati ampliati significativamente, avvalendosi della più moderna tecnologia scientifica.
Questi stessi dati, come è stato dichiarato in conferenza stampa, verranno divulgati durante l’anno attraverso una pubblicazione ufficiale.
Le puntualizzazioni nei confronti della stampa
La direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, specifica ai giornalisti sul luogo degli scavi, che potrebbe trattarsi non di una vera e propria tomba, bensì di un cenotafio, ovvero di un monumento sepolcrale che veniva costruito in onore di un celebre personaggio, senza che in esso sia stato contenuto realmente il corpo del defunto.
“Non è la tomba, anche perché alcune fonti dicono che Romolo venne ucciso e fatto a pezzi, mentre altre fonti dicono che assurse in cielo come dio Quirino. Quindi è impossibile che si tratti della tomba di Romolo”.
Seduto tra i giornalisti della sala Curia Iulia, siede anche l’archeologo Paolo Carafa, autore del libro “Il comizio di Roma dalle origini all’età di Augusto”, più volte citato nel corpus di studi relativi a questa scoperta. Interviene durante l’incontro con la stampa anche Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale Etrusco:
“Sappiamo come qualunque tematica archeologica che entri in contatto con la sfera dei miti legati alle origini di Roma sia delicatissima e possa avere un impatto molto forte sull’opinione pubblica; per questo, è importante evitare pericolose semplificazioni che rischiano di cristallizzarsi in un pubblico che sempre di meno è abituato a confrontarsi con questi temi”.
Un invito alla cautela per affermazioni errate che possano condurre a una versione non semplificabile delle scoperte archeologiche, portando a titoli dal tono proclamatorio e conclusioni inesatte rispetto ai dati.
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