L’altro uomo – Strangers on a Train. La perla nascosta di Hitchcock al cinema

Pubblicato il 28 Febbraio 2020 alle 21:45 Autore: Ignazio Rotolo

Alfred Hitchcock torna nelle sale! È un’occasione più unica che rara quella di poter avere tra le mani un biglietto per uno spettacolo del regista

L’altro uomo – Strangers on a Train. La perla nascosta di Hitchcock al cinema
L’altro uomo – Strangers on a Train. La perla nascosta di Hitchcock al cinema

L’altro uomo – Strangers on a Train. La perla nascosta di Hitchcock.

Alfred Hitchcock torna nelle sale!
È un’occasione più unica che rara quella di poter avere tra le mani un biglietto per uno spettacolo del regista britannico. Certo, ormai con i siti, le piattaforme streaming e le programmazioni tv accade spesso di trovare pellicole di autori che hanno fatto la storia del cinema. Quando però si presenta la possibilità di vedere un film di Federico Fellini o di Alfred Hitchcock in una sala cinematografica è bene non perdere tale opportunità.

Nel capoluogo siciliano è ormai appuntamento fisso quello del Supercineclub, che si tiene ogni lunedì al Rouge et Noir. Si tratta di film che hanno fatto la storia per capacità espressive e peculiarità o per influenze, nel cinema e non. Lo storico cinema si differenzia dai multisala, portando avanti una politica sua, caratterizzata da pellicole classiche, passando per progetti indipendenti e proiettando comunque film della corrente stagione cinematografica, garantendo spesso la scelta tra proiezione in lingua originale o doppiata. Il tutto in una forsennata routine settimanale e organizzando le due sale: Rouge e Noir. Un cinema per amanti del cinema.

Il 24 febbraio è stata la volta de L’altro uomo (Strangers on a Train), pellicola del 1951 diretta da Alfred Hitchcock. Diversi anni prima di Psyco, The Birds e Vertigo, il regista britannico realizzava un film con meno risonanza di quelle sopraccitate ma altrettanto capace di sconvolgere lo spettatore, spingendolo in quella spirale infinita di ansia e suspense. la pellicola è tratta dall’omonimo romanzo di Patricia Highsmith e sceneggiato da Raymond ChandlerCzenzi Ormonde.

L’altro uomo – ecco la trama.

Due uomini, tra loro sconosciuti, si incontrano su un treno.
Uno è Guy Haines (Farley Granger), stella del tennis; l’altro è un uomo qualunque, Bruno Anthony (Robert Walker).
Il primo vorrebbe divorziare per potersi risposare con Ann (Ruth Roman); la moglie non vuole però procedere. Il secondo odia il padre ed è a conoscenza della situazione di Haines, al quale propone un piano per migliorare ciascuno la vita dell’altro senza conseguenze per nessuno dei due: il delitto perfetto.
Un discorso così, per dire.
O forse no.

Spoiler?


Il cinema di Hitchcock è forse uno dei pochi per cui fare spoiler o meno fa poca differenza. D’altronde è il regista stesso a svelare tutto e subito: Assassino, vittima, oggetti chiave e via dicendo. Egli basa i suoi film non tanto sulla trama in sé, quanto sul tipo di sensazioni che gli avvenimenti della storia suscitano nello spettatore e sulla consapevolezza che quanto anticipato accadrà, ma non si sa quando. Suspense, ansia e tensione reggono la struttura di ogni suo film più della stessa trama.

L’altro uomo – l’Hitchcock che sarà.

Un film questo che può essere preso come istruzioni per l’uso per la filmografia del regista.
La gestione della suspense e dell’attesa, un accenno alle vertigini, il tema del doppio e la dicotomia tra bene e male personificata nei protagonisti, il caso e il fortuito, il rapporto con la madre, sono quasi tutti elementi che hanno caratterizzato i progetti che hanno seguito il film in questione e portato fama e rispettabilità al padre della suspense.  

Alfred Hitchcock – Particolari, richiami, pinze.

Un film che fa dei richiami, delle minuzie, delle pinze – tanto amate e predicate da Syd Field – la sua forza e il suo fondamento.
La storia infatti inizia con una serie di particolari e riprese dal basso a seguire il movimento di due paia di scarpe. Dal taxi alla stazione fino a bordo di un treno, dove le rispettive strade si congiungono per mostrare finalmente il volto e il fisico dei due uomini.

È incredibilmente ridicolo e stupefacente come in quella sequenza iniziale a bordo del treno il regista realizzi subito un indice di quello che sarà l’intero film. Il tema del doppio e dell’opposizione tra bene e male, tanto caro al regista, rappresentato dai due uomini; sempre nella dinamica tra i due è impossibile non ritrovare quella follia che in pochi secondi rende chiaro chi dei due si macchierà di un delitto; i richiami di oggetti tanto piccoli e insignificanti quanto cruciali per lo svolgersi della trama, come lo sono la cravatta di Bruno, con su scritto il nome dell’uomo, e l’accendino di Haines, dono dell’amante; e infine l’idea, il delitto perfetto, lo scambio. Lo spettatore sa già tutto.

Anche in seguito i dettagli fanno da padrona. È il caso degli occhiali, indossati dalla vittima di Bruno e dalla sorella di Ann, Barbara (Patricia Hitchcock). Il richiamo, le vertigini provate dall’uomo, in procinto di simulare uno strangolamento, nel guardare Barbara che – intelligente e perspicace – percepisce l’ambiguità dell’uomo.

Saint Maud: trama, cast e quando esce il film horror. Le curiosità

La suspense, l’attesa.

Certe pellicole riescono a tenere lo spettatore con le mani serrate sui braccioli, le dita dei piedi curvate dentro le scarpe per la tensione e il busto piegato in avanti, come per avvicinarsi di più cercando di entrare dentro lo schermo, estraniandosi – se possibile – più di quanto normalmente avvenga.
Come in una banalissima partita di tennis, duplice lotta del protagonista contro il proprio avversario, contro il tempo e, quindi, contro Bruno; man mano che avvengono gli scambi, cambia il punteggio, che si muove la telecamera seguendo il ritmo della partita, cresce l’ansia, la fretta, il panico, la stessa urgenza che prova Haines di finire quel match. Al contempo, con un montaggio alternato che esalta la bravura del regista, il caso: Bruno perde l’accendino, elemento fondamentale per lo svolgimento degli eventi. Mentre questi allunga la mano nella profondità di un tombino, il tennista scambia con il suo diretto avversario, e lo spettatore segue la scena come i tifosi all’incontro volgendo la testa a destra e a sinistra.

O ancora la scena finale della giostra impazzita, girata senza l’ausilio di tecnologie e/o green screen. Accade quanto vediamo nel film: l’anziano signore che si china strisciando per evitare la tragedia rischia realmente di morire.

L’altro uomo, pur non essendo tra i film più ricordati di Alfred Hitchcock, si fa emblema del suo pensiero, delle tematiche a lui care e della narrazione carica di suspense, tensione e attesa che caratterizzano il suo cinema.

Segui Termometro Politico su Google News

Scrivici a redazione@termometropolitico.it

Per commentare su questo argomento clicca qui!

L'autore: Ignazio Rotolo

Sono uno studente di Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni. Scrittura e cinema nascono come passioni che spero mi portino da qualche parte in futuro. Se sono qui è anche per questo. “Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita”.
Tutti gli articoli di Ignazio Rotolo →