In un anno dove la lotta all’evasione fiscale, almeno stando ai dettami dell’ultima Legge di Bilancio, entra nel vivo ci si domanda quali siano le spese più controllate dal fisco nel nostro Paese. Quando si sente parlare di prelievo forzoso sui conti correnti (cosa che l’Agenzia delle Entrate può fare sui contribuenti che non hanno pagato le cartelle esattoriali), o di controlli da parte del fisco sulle nostre spese e sul nostro stile di vita, il cittadino italiano si sente spesso a disagio. A disagio, anche quando è innocente, perché sa come la macchina burocratica, non esente da errori, possa stritolare un uomo-contribuente. Di contro è anche vero che l’evasione fiscale nel nostro Paese è un cancro che finora è stato molto difficile debellare e che con le misure adottate potrebbe essere quantomeno indebolito.
Controlli del fisco: i soggetti più a rischio
I lavoratori autonomi e liberi professionisti sono certamente i soggetti più a rischio: su di loro è sempre pesato il maggior sospetto di evasione fiscale e pesa dunque la scure dei controlli anche grazie a strumenti come risparmiometro e redditometro, che hanno aiutato e contribuiscono ancora oggi a individuare possibili casi sospetti incrociando dati legati alle fatture e ai saldi e alle giacenze medie dei conti correnti. Chi spende più di quanto guadagna rientra ovviamente nella lista dei casi sospetti di evasione, così come chi effettua versamenti importanti sul conto, somme sulle quali però non paga le tasse.
Spese più controllate: ecco quali sono
Ad ogni modo tutti i cittadini italiani possono essere sottoposti a controlli del fisco e quindi destinatari di accertamenti fiscali. Il meccanismo di individuazione risulta lo stesso: se dalle dichiarazioni dei redditi emerge una cosa e dalle spese effettuate durante l’anno un’altra, allora si può rientrare nel circuito degli accertamenti e dover dimostrare di essere nella ragione, oppure essere sanzionati sulla parte evasa. In ogni caso l’Agenzia delle Entrate controlla maggiormente spese sostenute per acquisti di auto, soprattutto se di lusso, smartphone, viaggi, centri benessere, ristoranti, spese di affitto e costi sostenuti per interventi di manutenzione dell’immobile. Tutto ciò, insomma, che non è bene di prima necessità, ma considerato un “extra”: se le spese sostenute per queste voci risultano essere maggiori rispetto a quanto dichiarato nell’apposita dichiarazione annuale, allora potrebbe scattare l’accertamento. Per ulteriori informazioni si rimanda al decreto del MEF del 16 settembre 2015, intitolato “Accertamento sintetico del reddito complessivo delle persone fisiche” e consultabile a questa pagina.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it