Il coronavirus potrebbe mettere le ali al bitcoin?
Il coronavirus potrebbe spingere gli investitori verso il bitcoin, ormai molto più stabile di una volta, e alternativa a oro o dollaro
“Il momento di comprare è quando corre il sangue nelle strade”. Si dice che a varare questo cinico aforisma sia stato il barone Rotschild. Ma è ovviamente valido per tutti i tempi e le emergenze. Che si tratti di crisi politiche, terrorismo, guerre, o magari epidemie, le Borse e i mercati finanziari soffrono importanti perdite, e in molti vedono un’occasione per comprare a basso prezzo per poi rivendere a crisi passata. Oppure per accaparrarsi i cosiddetti beni rifugio, quelli che si ritiene possano svalutarsi meno.
Tra questi titoli di aziende fortissime, come Amazon, o monete come il dollaro, o bund tedeschi. Tutto ciò che si ritiene possa resistere al crollo delle esportazioni cinesi, alla diminuzione della domanda proveniente dalla UE, al fermo di tantissime aziende con conseguente crisi occupazionale e necessità di maggiore debito nelle aree più colpite dal virus.
Il bitcoin premiato dalla maggiore stabilità, ora alla prova del coronavirus
Ma quanto la crisi è veramente importante, o comunque molto incerta da prevedere, come in questo caso.
Insomma, ecco che anche questi investimenti diventano a rischio, e allora rimane in gioco quasi solo l’oro. Che non a caso da inizio anno ha guadagnato moltissimo, crescendo di circa 150 dollari all’oncia, complici previsioni sull’economia globale già non buone. Tuttavia il coronavirus potrebbe spingere anche il bitcoin. Perché si deve diversificare e non ci si può affidare solo all’oro. E perché ormai il bitcoin è arrivato a 10.400 dollari a metà febbraio, cioè il 38% in più rispetto a inizio anno, prima di ridiscendere, ma rimanendo ad un livello superiore di quello dei primi di gennaio. Il posizionamento sopra i 10 mila dollari non è più un’utopia secondo molti analisti. Questo prezzo potrebbe diventare una base stabile, anche perché a portare il bitcoin a questo livello sono stati anche investimenti istituzionali, non solo speculatori di breve periodo. E poi perché ormai l’inflazione del bitcoin, ovvero la percentuale di quanti ne vengono creati rispetto a quelli che ci sono, è veramente bassa. Sarà tra poco dell’1,7%, il che lo rende un bene molto diverso da quello di prima, soggetto a tante oscillazioni. Un bene stabile e più sicuro agli occhi degli investitori.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it