Partita Iva affitti brevi: a che serve e come aprirla. Ecco le ultime novità
Partita iva e affitti brevi: ecco le ultime novità dell’iter che dovrebbe portare significative modifiche al settore locazioni di pochi giorni e al turismo.
Sembra procedere spedito l’iter del d.d.l. sul turismo del Ministero per i beni e le attività culturali (Mibact), anche con riferimento all’introduzione di specifiche regole in tema di affitti brevi. Infatti, nei prossimi giorni tale disegno di legge sarà oggetto di discussione in sede di Consiglio dei Ministri e pertanto, le probabilità che si trasformi presto in norme vigenti, sono tutt’altro che remote. Facciamo allora il punto sulle ultime novità in merito e su cosa potrebbe cambiare nel mercato immobiliare, degli affitti e più in generale nel settore del turismo.
Partita Iva e affitti brevi: cosa potrebbe cambiare?
In buona sostanza, ciò che il citato Ministero vuole introdurre è un pacchetto di regole che siano da “freno” al boom del fenomeno Airbnb, piattaforma online in cui sono pubblicati annunci e offerte di affitto e in cui sono messi in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi (turisti o trasfertisti), con proprietari di appartamenti o seconde case, che hanno la disponibilità di spazi extra da affittare anche per pochi giorni.
Questa della partita Iva per gli affitti brevi è un’iniziativa di area PD, già compresa in un emendamento al dl Milleproroghe, che intende rivoluzionare il mercato appunto degli affitti brevi, ma in chiave di rigore e di fatto circoscrivendolo e limitandolo.
La novità essenziale che andrebbe a modificare il mercato delle locazioni turistiche è la seguente: anche nell’ipotesi-base, ovvero l’affitto di almeno tre stanze – seppur in immobili diversi – e per un totale al di sotto degli 8 giorni, il proprietario dovrà aprire obbligatoriamente la partita IVA. La ragione è da cogliere nell’analogia – che i promotori del progetto scorgono – tra le locazioni e l’esercizio di attività imprenditoriale a tutti gli effetti.
Quali sarebbero i nuovi adempimenti per i privati?
Come appare evidente, se attuata non si tratterebbe di una novità in grado di fare felici i tantissimi proprietari e locatori sparsi per la penisola, con magari una o più abitazioni in città d’arte ogni anno invase da centinaia di migliaia di turisti.
È chiaro infatti che tale disegno di legge limiterebbe almeno una parte dei proprietari di più immobili, dato che non tutti avrebbero interesse ad aprire una partita Iva (e a sottostare alle correlate regole fiscali, tra cui l’impossibilità di avvalersi della cedolare secca), magari in relazione ad affitti per pochi giorni all’anno.
Ciò anche in considerazione della parte “burocratica” cui dovrebbero far fronte e che di seguito schematizziamo in sintesi. Per qualsiasi affitto o locazione di almeno tre unità abitative, anche di brevissimo periodo, sarebbe infatti necessario:
- richiedere e ottenere la licenza al Comune;
- aprire la partita Iva;
- iscriversi al Registro delle imprese;
- rispettare i vincoli e i limiti imposti dall’ente locale.
In altre parole, tale novità sarebbe mirata a regolamentare e a far emergere il mercato, più o meno nascosto, degli affitti brevi, sottoponendolo al Fisco e reprimendo così i tanti casi di affitti in nero.
Nella pratica, però sarà interessante osservare quale sarà l’impatto di tale probabile riforma sul mercato degli affitti turistici, dato che – com’è ovvio – c’è chi potrà valutare come sproporzionati i costi della partita Iva, rispetto ai guadagni derivanti da brevi permanenze di turisti o trasfertisti.
Tuttavia, la finalità prospettata dai fautori di questa novità è l’esigenza di tutelare meglio sia le imprese turistiche sia i consumatori, ponendo quindi una soglia di tre unità immobiliari, oltre la quale scattano la forma imprenditoriale della locazione e gli obblighi fiscali connessi all’apertura e gestione della p.iva e ciò anche laddove intervenga l’intermediazione di esperti o piattaforme online ad hoc.
E in questa stretta al mercato immobiliare tra privati, si inserisce anche l’introduzione di una banca dati delle strutture destinate all’accoglienza dei turisti e degli immobili utilizzati per le locazioni brevi, catalogati attraverso un codice alfanumerico identificativo. L’intenzione di fondo è insomma quella di “setacciare” tutto questo vasto mercato per far sì che nulla di esso rimanga più nascosto agli occhi del Fisco.
Concludendo, vedremo tra breve quali saranno gli esiti di questo d.d.l., alla luce del dibattito politico che vi sarà: si tratta comunque di un vasto progetto normativo che mira non soltanto ad intervenire sugli affitti brevi, ma anche ad introdurre norme sulle attività creative, culturali e spettacolo. Inoltre, alla luce dell’estensione dei casi di coronavirus, è auspicabile che in Consiglio dei Ministri siano apportate modifiche e novità al fine di avere – nel testo finale – disposizioni che espressamente aiutino le imprese turistiche italiane in difficoltà per la diffusione del morbo.
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