Negli ultimi tempi il telelavoro dipendenti pubblici sta ricevendo una spinta che non deriva soltanto dall’influenza del mondo anglosassone (dove già lo smart working o lavoro agile è ben diffuso) o dal proficuo utilizzo nel settore privato ed aziendale, ma anche e soprattutto dall’emergenza coronavirus. Tale rischio di epidemia sta infatti incentivando il ricorso, da parte delle Amministrazioni pubbliche, a questa modalità di esecuzione della prestazione lavorativa. Ma a che serve di preciso? E quando è valido? Facciamo chiarezza.
Telelavoro dipendenti pubblici: quali sono i vantaggi? A che serve?
La tendenza è insomma quella della progressiva estensione del telelavoro, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca, che hanno spinto il Governo ad adottare misure ad hoc, per orientare aziende ed enti a permettere ai lavoratori impiegati, di svolgere le mansioni direttamente da casa o da una postazione privata, senza dover pertanto far ingresso sul luogo di lavoro.
Anzi ultimamente tutta la politica – e i sindacati – sembrano concordi nel percorrere la strada del “lavoro a distanza“, da rendere applicabile a tutte le tipologie di lavoro subordinato, sia di ambito privato che pubblico. Gli stessi sindacati hanno recentemente sottolineato che, in verità, negli ultimi anni c’è stata una grande diffusione del telelavoro quasi esclusivamente nelle aziende medio-grandi ed, in ogni caso, sulla base di accordi collettivi aziendali (sebbene la legge vigenti lo vincoli al mero accordo individuale). Infatti, questi ultimi non di rado dispongono la possibilità di telelavoro o smart working, dalla propria abitazione o qualsiasi altro luogo idoneo alla prestazione lavorativa, per alcuni giorni della settimana.
È stato il vice-ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli a ben sintetizzare i vantaggi del telelavoro dipendenti pubblici, e non solo privati, ovviamente laddove la particolare prestazione lavorativa consenta di operare a distanza. Ecco allora in sintesi i benefici delineati dell’esponente M5S ora ministro:
- risparmio generale in termini economici;
- miglioramento della qualità della vita e della resa professionale;
- maggior tutela ambientale, dato il minor ricorso ad automobili e mezzi pubblici per recarsi al lavoro.
Il recente provvedimento in tema di telelavoro nelle PA
In questo quadro, si colloca con coerenza la scelta del Ministro della Funzione pubblica, Fabiana Dadone, di incentivare nello specifico ambito del lavoro nelle PA, il ricorso al telelavoro dipendenti pubblici, attraverso una direttiva ad hoc. È ben chiaro insomma che il rischio epidemia coronavirus ha spinto non poco verso l’estensione del telelavoro e verso nuovi provvedimenti ministeriali settoriali. In buona sostanza, in questo periodo i dipendenti pubblici, laddove le specifiche mansioni lo consentano, potranno lavorare da casa, con il proprio pc e la connessione internet attiva, al fine di garantire la propria salute e quella di tutti gli altri. E certamente nulla impedisce che l’esperienza del telelavoro dipendenti pubblici – se efficace e proficua – possa continuare nel tempo, anche dopo la fine dell’emergenza del contagio.
Ecco allora la direttiva accennata del citato Ministro, indirizzata a tutte le PA, società controllate e enti vigilati (tranne le strutture riconducibili al settore scolastico) e finalizzata all’agevolazione dello smart working e telelavoro dipendenti pubblici, secondo una flessibilità che appare tutto sommato nuova nel mondo degli uffici pubblici.
È chiaro che il telelavoro dipendenti pubblici è e sarà valido nella misura in cui rispetti ciascuna delle indicazioni ministeriali, le quali, peraltro, hanno dato “preferenza per riunioni, convegni e momenti formativi svolti con modalità telematiche“. Tali indicazioni rappresentano un compromesso tra tutela del diritto alla salute e sicurezza dei lavoratori e garanzia di fruizione dei servizi pubblici essenziali, anche in questa delicata fase per il Paese.
Concludendo, ricordiamo che la direttiva telelavoro dipendenti pubblici, potrà ricevere modifiche ed integrazioni nelle prossime settimane – a seconda dell’evoluzione sanitaria nella penisola – e che davvero potrebbe rappresentare il fondamento della radicale estensione del lavoro a distanza anche nelle PA, sulla falsariga delle esperienze straniere.
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