Il reato di corruzione, come purtroppo testimoniano i tantissimi casi di cronaca che possiamo leggere quotidianamente sui giornali o di cui possiamo venire a conoscenza durante i tg, non passa mai di moda, quanto meno in Italia. Vediamo allora più da vicino che cos’è, come funziona e in che modo viene punito. Il legislatore ha infatti previsto sanzioni di una certa durezza per tale illecito penale, che vede spesso coinvolti esponenti del mondo della politica, se non addirittura della magistratura.
Corruzione: che reato è? dov’è regolato?
Al reato di corruzione il nostro ordinamento giuridico, come anticipato, dà rilevanza penale, includendola nell’insieme dei reati contro la pubblica amministrazione. Tale illecito trova la sua regolamentazione nell’art. 318 e seguenti del Codice Penale: si tratta, come si dice in gergo, di un reato plurisoggettivo (nello specifico “bilaterale”, dato che rileva penalmente sia la condotta del corruttore, sia quella del corrotto), a concorso necessario. In altre parole, si ha reato di corruzione in tutti i casi in cui un privato cittadino e un pubblico funzionario (un impiegato, un dirigente pubblico, un esponente politico, un magistrato, un poliziotto ecc.) si mettono d’accordo affinché il primo dia al secondo un compenso (generalmente in denaro) non dovuto, per compiere un atto in un modo o nell’altro, riguardante le attribuzioni del secondo. Il testo dell’art. 318 citato è molto chiaro in proposito, parlando di “..pubblico ufficiale, che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità, o ne accetta la promessa“. Oltre al dettato del c.p., nel tempo sono state emanate altre rilevanti leggi materia, come la legge anticorruzione n. 190 del 2012 e la legge spazzacorrotti del 2019. È intuibile che oggetto di tutela penale è l’interesse della PA e dello Stato in generale, a far sì che i propri funzionari agiscano con onestà, imparzialità e correttezza, nell’esercizio delle loro funzioni.
C’è da rimarcare che, com’è facilmente intuibile, la corruzione mette a rischio gli interessi e il buon funzionamento della Pubblica Amministrazione e di tutta l’organizzazione dello Stato: tale aspetto ha indotto il legislatore a produrre delle norme che puniscono entrambi i soggetti che danno luogo alla corruzione, non soltanto il corruttore. Anzi, secondo la legge penale, corrotto e corruttore subiscono la stessa sanzione. Tuttavia l’errore sul fatto che il compenso – promesso o già versato – fosse lecito, ed anzi dovuto per legge, può aprire la strada all’elemento scusante anche in queste circostanze.
È chiaro che, per aversi il reato, in oggetto, il cittadino che chiede il “favore” (ad es. un trattamento benevolo in un processo, il superamento di un esame universitario o di un concorso pubblico, un appalto truccato, il pagamento al poliziotto per sfuggire all’arresto dopo un furto ecc.) può essere chiunque, mentre il corrotto può essere soltanto un pubblico funzionario (o un incaricato di pubblico servizio).
Ipotesi propria ed impropria: qual è la differenza?
Secondo il Codice Penale, esistono due fondamentali tipologie di corruzione:
- la corruzione propria attiene allo svolgimento di uno o più atti contrari agli obblighi di ufficio;
- la corruzione impropria, invece, attiene allo svolgimento di uno o più atti che sono, di per sè, conformi ai doveri di ufficio (ma appunto sono anche “manipolati”, sulla spinta di un compenso non dovuto e che pregiudica imparzialità e correttezza del pubblico ufficiale/pubblico funzionario).
Quali pene si rischiano?
Veniamo ora all’aspetto più delicato, quello sanzionatorio. Cosa rischiano coloro che sono coinvolti in un reato di corruzione? Ebbene, la sanzione ora disposta per questo illecito può oscillare tra un anno e ben vent’anni di reclusione, a seconda delle circostanze. Non è necessaria la querela, dato che è possibile agire d’ufficio. Concludendo, va menzionato che dopo la legge spazzacorrotti, approvata dicembre 2018, le sanzioni in gioco, sono state complessivamente aumentate. Nello specifico, la corruzione impropria comporta oggi una pena in carcere fino a otto anni, ed inoltre la corruzione in atti giudiziari è punita nel Codice Penale, con una pena detentiva fino a dodici anni (ed anche fino a vent’anni se da tale reato è derivata l’ingiusta detenzione di qualcuno dai cinque anni fino all’ergastolo).
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