Pensioni ultime notizie: Cgil “Quota 101 non è adeguata”. Parla Ghiselli
Pensioni ultime notizie, Quota 100 continua a far discutere, soprattutto nella sua evoluzione a Quota 101. Ne ha parlato Roberto Ghiselli della Cgil.
Pensioni ultime notizie: tiene ancora banco il tema Quota 100 e il suo superamento, mentre il prossimo 13 marzo è previsto un nuovo incontro tra governo e sindacati sul tema previdenziale. Tra le ultime proposte finalizzate al superamento di Quota 100 c’è quella “a firma” Fabiana Dadone: il ministro per la Pubblica Amministrazione ha infatti teorizzato l’idea di una Quota 101, con un aumento di 1 anno (contributivo o anagrafico) rispetto a Quota 100 del requisito di accesso a questa nuova pensione anticipata. I sindacati, però, non si sono detti d’accordo su questa idea, semplicemente perché non risolverebbe nulla per quelle categorie già oggi penalizzate, in primis le donne e i lavoratori precari con carriere discontinue, visto anche il metodo di calcolo interamente contributivo che andrebbe a penalizzare considerevolmente l’importo sull’assegno pensionistico.
Pensioni ultime notizie: Quota 101, il pensiero di Ghiselli (Cgil)
Del tema ha parlato anche Roberto Ghiselli, intervistato dal sito pensionipertutti.it. Il segretario confederale della Cgil ha criticato fortemente l’idea di Quota 101, dicendo che chi propone queste idee ha ancora in mente un mercato del lavoro che però non esiste più. “Il sistema delle quote è basato su anni di contribuzione ed età, due variabili del tutto ininfluenti nel sistema contributivo in cui valgono esclusivamente altri due parametri, il montante contributivo e il coefficiente di trasformazione”. Non solo, visto che il sistema delle quote “prevede limiti di età molto alti, ostacoli insormontabili per chi è oggi nel mercato del lavoro, in particolare le donne e i più giovani“.
Flessibilità in uscita la strada da seguire
Per Ghiselli la strada da seguire è quella della flessibilità in uscita, che corrisponda ad almeno 62 anni di età o 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica, e che riconosca “il lavoro delle donne e di cura, i lavori più pesanti e gravosi, il lavoro povero e discontinuo”, ma alla fine ognuno potrebbe scegliere “in base alle sue condizioni professionali, familiari, fisiche o economiche, sapendo che più si rimane al lavoro più pensione si percepisce”.
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