Sono stati identificati i responsabili dell’omicidio di Vito Romito, avvenuto nel quartiere di San Paolo, a Bari, il 30 Novembre 2004. La vittima aveva diciotto anni e gli inquirenti hanno concluso che la sua morte sia stata imputabile ad una presunta vicinanza al clan Strisciuglio. Molto tragica è quindi la cornice di quanto accaduto, uno dei tanti fatti che in quel periodo hanno scatenato il panico e la paura in tutta la comunità barese. Ormai sono quindi noti nomi e cognomi dei presunti mandante e assassino del ragazzo.
LEGGI LE NOTIZIE DEL TERMOMETRO QUOTIDIANO
Chi sono i responsabili
L’uccisione, secondo le indagini del gip del Tribunale di Bari Francesco Agnino e del pubblico ministero Renato Nitti, sarebbe avvenuta per mano di Roberto Boccasile, 34 anni, sotto l’ordine di Giorgio Martiradonna, 49enne.
Il 4 Marzo i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno quindi eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip su richiesta del pm. Le indagini sono state riaperte nel giugno 2017 in seguito ad alcune importanti dichiarazioni fatte da un collaboratore di giustizia, in merito alla guerra di mafia tra clan che in quel periodo interessava il capoluogo pugliese.
Omicidio Vito Romito: guerra di mafia tra clan il reale movente
È quindi emerso, come detto, che Romito avrebbe perso la vita a causa della sua vicinanza al clan Strisciuglio, in guerra con i Capriati. Il 27 Novembre di quell’anno, tre giorni prima del delitto Romito, i Capriati avevano perso un soldato delle loro schiere, Antonio Fanelli.
In quell’occasione erano rimasti feriti anche Luigi Martiradonna – fratello del già citato Giorgio – e Davide Monti. Le accuse a carico di Martiradonna e Boccasile sono quindi aggravate dal metodo mafioso e dal sostegno da parte del clan Capriati. Vito è stato colpito con una calibro 7.65 al petto e al collo. Per lui si rivelò inutile il trasporto all’ospedale.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it