Prima di questa bizzarra epidemia ognuno di noi aveva programmi, cose da fare, impegni, gente da insultare su Facebook, frasi per cui dichiararsi offesi. Oggi Milano pare il set di un film sugli anni di piombo, il fatturato italiano è in picchiata e le scuole sono chiuse. Il veneto ha la possibilità di vedere come sarebbe stato vivere con la secessione. Il Coronavirus galoppa verso il sud, dove gli esperti dicono si aprirà il vaso di Pandora.
Ci sono italiani bloccati all’estero, embarghi da e per l’Italia, i media e i social network del pianeta ci reputano gli untori del mondo. In tutto questo, il ministro degli esteri fa la pizza dell’amicizia tra Francia e Italia.
Guardare quella foto, quel sorriso scaltro, mi ha fatto pensare a quanto lavoro diplomatico e organizzativo c’è stato per organizzare una pizza mentre l’Italia affronta una delle crisi sociali, economiche e diplomatiche più gravi dal 1970. Aldo Moro e Andreotti avrebbero avuto un bel da fare per ricucire, tessere relazioni, riallacciare contatti sopra e sotto il tavolo per tamponare il danno economico e d’immagine.
Di Maio fa la pizza per rispondere a un video satirico francese.
Dall’altra parte del governo, quel PD che “meglio grillini che Salveenee”, vedo alienati marciare a Chinatown dicendo che “l’unico virus è il razzismo” in uno stato di negazione così profondo da ricordarmi i flagellatori durante la peste del 1300. Capisco la soluzione non arriverà dalla politica, allora ascolto i discorsi che fa il popolo, lo osservo reagire e interpretare i decreti, e capisco che la soluzione non arriverà nemmeno dal basso.
Voglio dire, se evadi dalla quarantena per sciare sei idiota. Se poi te la cavi con una multa di 206 euro, forse il femore te l’ha rotto il Signore.
Chissà.
Sia come sia, oggi non c’è social o media che non flagelli l’opinione pubblica con il Coronavirus, a volte interpellando allenatori di calcio, altre volte manager di aziende di prodotti dolciari, a volte ex soubrette, a volte Burioni, più raramente qualsiasi altro virologo. Non si parla d’altro per le strade, nei bar, nelle metropolitane semivuote. Da Milano mi arrivano notizie e scene che vanno dal triste al ridicolo.
C’è qualcosa che si può aggiungere?
Sì, e ce n’è un enorme bisogno.
Ho cominciato a scrivere per evadere da un garage subaffittato e ho una gran voglia di farlo di nuovo. Quindi, finché ci sarà il coronavirus, ce ne andremo in un posto lontano. Ma devo avvisarti, incauto lettore: nelle prossime settimane queste pagine abbandoneranno l’attualità e gronderanno vino, whisky, fumo, droga, cibo, sesso e forse qualcos’altro.
È la storia di sei donne e quattro uomini in una casa di piacere in Svizzera, rimasti bloccati dalla quarantena. Alcuni erano lì per caso, altri non dovevano esserci, altri hanno fatto molta strada per arrivarci. Chi siano e quali siano le loro storie, però, inizierai a scoprirlo domani.