La verità processuale sull’omicidio di Yara Gambirasio è stata ormai accertata: Massimo Bossetti è stato condannato all’ergastolo in via definitiva per la morte della ragazza, assassinata a Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, quando aveva tredici anni. Potrebbero però emergere nuovi dettagli riguardanti il caso, poiché i verbali delle udienze dibattimentali del processo sono stati secretati fino alla visione di questi da parte della Corte di Cassazione. È stata proibita, più precisamente, la diffusione dei resoconti stenografici. I legali difensori di Bossetti hanno sempre replicato sulla questione dna: il materiale genetico rinvenuto sul corpo della vittima, a parer loro, non apparterrebbe al loro assistito.
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Omicidio Yara Gambirasio, Bossetti ritenuto da alcuni innocente
La criminologa Anna Vagli, che ha seguito il caso quasi fin dall’inizio, ha rilasciato delle dichiarazioni alla Gazzetta di Lucca lo scorso agosto, parlando di coloro che ritengono ancora Bossetti innocente. Secondo tanti il dna dell’uomo sarebbe finito sugli slip della vittima “accidentalmente” e la sua sarebbe dunque soltanto una condanna indiziaria. Anche Ester Arzuffi, madre di Bossetti, ha sostenuto l’innocenza del figlio fino alla morte, finendo anche per essere querelata da più persone. Ma la legge non ha più dubbi su chi sia il responsabile dell’omicidio di Yara Gambirasio: Bossetti è colpevole e dovrà restare in carcere a vita.
I fatti di Brembate di Sopra
Il 26 Novembre 2010 Yara Gambirasio scomparve. A denunciare il fatto sono stati i genitori, preoccupati dalla prolungata assenza della figlia. La tredicenne, che praticava ginnastica ritmica, era uscita di casa per recarsi in palestra ad allenarsi e non aveva più fatto ritorno a casa, che distava circa 700 metri dal centro sportivo. Il suo corpo venne ritrovato il 26 Febbraio 2011 a Chignolo d’Isola, in un campo aperto distante circa dieci chilometri da Brembate di sopra. Tre anni dopo, nel giugno del 2014 fu arrestato Massimo Bossetti, ritenuto unico colpevole dell’omicidio.
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