Il trend dei contagiati nella Regione Lombardia è ancora in crescita, oggi mercoledì 11 marzo 2020. È quanto ha affermato il governatore della Regione Attilio Fontana ai microfoni di SkyTg24. Ragione in più per accogliere tempestivamente e prima che sia troppo tardi le richieste della Regione a proposito della chiusura totale. L’idea è quella di tenere aperti alimentari, supermercati, farmacia e parafarmacie e chiudere tutto il resto. Già adesso, in Lombardia (ma anche in altre Regioni) diverse attività, soprattutto di ristorazione, hanno deciso di aprire per mezza giornata invece che fino alle 18, e alcune hanno perfino chiuso per ferie, anticipando quelle che potrebbero essere le nuove disposizioni del Governo, la cui validità potrebbe riguardare tutto il Paese. Il premier Conte, in conferenza stampa, ha detto che attendeva richiesta formale da parte della Regione, aprendo comunque a una risposta positiva alla richiesta. Per il resto del Paese, invece, ancora non è noto se le disposizioni resteranno quelle attualmente vigenti.
Regione Lombardia: chiesta chiusura totale per 15 giorni
Le richieste della Lombardia sono state dunque esplicitate formalmente: dalla chiusura di tutti i negozi – fatta eccezione per quelli di generi alimentari e prima necessità, oltre alle farmacie – allo stop per la maggior parte dei mezzi pubblici, incentivazione dello smart working e chiusura degli uffici e delle attività produttive. “Le mezze misure le abbiamo viste questa settimana”, ha dichiarato Fontana, “ma non servono a contenere questa emergenza”. Per evitare conseguenze ben peggiori e ancor più gravi, è stata pertanto richiesta la chiusura totale dell’intera Regione Lombardia per 15 giorni.
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Confindustria Lombardia: aziende pronte a fare un passo indietro
In disaccordo Confindustria Lombardia, per voce del presidente Marco Bonometti, che ritiene “indispensabile e necessario tenere aperte le aziende”. Più nel dettaglio, “le imprese lombarde, fortemente orientate a continuare a garantire la continuità aziendale, si impegnano a rafforzare le proprie misure di prevenzione e contenimento della diffusione dell’epidemia in linea con le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità”. Resta però la possibilità di fare un passo indietro, già annunciata dalle stesse aziende, qualora le condizioni sanitarie dovessero subire un ulteriore aggravio (ed è questo il caso, stando alle ultime dichiarazioni di Fontana).
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