Fini e Vendola: nuove leadership a confronto
Gianfranco Fini e Nichi Vendola sono leader molto diversi, legati, strano a dirsi, da più analogie. Entrambi provengono da cosiddette forze politiche anti-sistema. Gianfranco Fini è figlio del Movimento Sociale Italiano. Nichi Vendola ha mosso i suoi primi passi nel Partito Comunista Italiano. Entrambe forze politiche “condannate” per lungo tempo all’opposizione.
[ad]Fini e Vendola si sono molto impegnati, nei rispettivi percorsi politici, a spostare l’asse dei partiti di appartenenza verso una cultura politica più di governo. Con la nascita di Alleanza Nazionale, Fini ha fatto della destra italiana una destra legittimata a pieno titolo a governare il Paese. Nichi Vendola, dalla sua prima elezione del 2005, è l’unico presidente di Regione in Italia proveniente dalla sinistra radicale.
Fini e Vendola percorrono insieme l’ambizione alla leadership. Ci sono differenze nel modo in cui essi vi lavorano: mentre Fini appare da oggi deciso e determinato a sfidare la leadership – sinora incontrastata – di Silvio Berlusconi, Vendola sembra attuare una strategia più attendista. Continua a schivare – per calcolo più che per scaramanzia – ogni forma di investitura ufficiale, consapevole com’è che, pur in assenza di fughe in avanti, verrà il tempo in cui qualcuno dovrà chiedergli di assumere una responsabilità per conto dell’intero centrosinistra. Le sempre più frequenti partecipazioni televisive stanno lì a dimostrare come lo stesso Vendola ri-conosca l’importanza di porsi all’attenzione del grande pubblico sin da subito in attesa di capire come si mettono le cose per il Governo e, di conseguenza, per il centrosinistra. Secondo molti Vendola, in caso di elezioni politiche anticipate, sarebbe la figura più adatta per rappresentare l’intero centrosinistra.
Fini e Vendola segnano entrambi punti di discontinuità rispetto all’establishment politico cui appartengono. Vendola possiede e parla un linguaggio nuovo. Diverso dal linguaggio consueto della politica. Punta alla parte emotiva di un elettorato troppo spesso demotivato che se ne sta a casa da un po’ di tempo a questa parte. Fini spera di riconvertire una base elettorale di destra troppo schiacciata, a suo dire, su posizioni poco attente a valori come la legalità o la coesione nazionale. A destra Fini è il più attento a mutamenti in atto nella nostra società. A questi intende dare risposte facendo sue proposte come l’estensione del voto amministrativo agli immigrati in Italia da più tempo. Fini si sforza di rappresentare un modello di destra europea. Non a caso tra i suoi modelli rientra la destra francese di Sarkozy. Dal punto di vista organizzativo Fini conta di radicare la propria proposta politica grazie alla nuova creatura chiamata «Generazione Italia». Pur muovendosi all’interno dello spazio politico del Popolo della Libertà, Fini cerca aumentare il peso del suo progetto politico. Vendola ha sperimentato, nell’ultima campagna elettorale da presidente uscente della Regione Puglia, le cosiddette «Fabbriche di Nichi». Fabbriche sorte spontaneamente in tutta la Puglia, popolate da ragazze e ragazzi che apprezzando l’operato di Vendola si sono trasformati in suoi volontari.
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[ad]L’affermazione di ogni leadership ha di per sé una rilevanza politica. L’eventuale successo di Fini nel centrodestra e la ascesa di Vendola alla guida del centrosinistra fornirebbe all’Italia uno scenario fortemente bipolarista. Fini è da tempo bipolarista convinto. Sono altrettanto note le sue posizioni a favore di un sistema presidenzialista. Senza spingerci a tanto, si può almeno dire che con Vendola assisteremmo ad una spinta da sinistra verso il centro. La sua azione di governo in Puglia testimonia uno sforzo teso a coniugare le culture politiche interne al centrosinistra non senza attenzioni per la cultura più moderata e cattolica. Tra i rischi che l’affermazione delle leadership di Fini e Vendola potrebbero servire a scongiurare c’è la confusione nella distinzione intuitiva tra destra e sinistra. Proprio il motivo per cui, secondo qualcuno, le leadership di Fini e Vendola faranno fatica ad affermarsi. I diretti interessati, intanto, hanno deciso di provarci.
Giuseppe Spadaro