Mentre le borse mondiali in ginocchio a causa dell’epidemia di Coronavirus, l’Arabia Saudita lancia una guerra dei prezzi per il petrolio. Appena ieri, infatti, ha annunciato che aumenterà le forniture di ben 2,6 milioni di barili al giorno. Si tratta di quantità enormi, soprattutto se confrontate con il crollo dei consumi che si sta registrando in queste ore, a causa del coronavirus.
Ed è proprio il crollo delle quotazioni del barile ad aver favorito quella che sembra essere un tentativo di tregua tra colossi petroliferi mondiali. La prima a muoversi in risposta a questa guerra dei prezzi per il petrolio è stata la Russia, la quale, nell’ambito dell’Opec Plus, ha fatto sapere di essere intenzionata a riprendere le trattative sui tagli di produzione. Il ministro dell’Energia Alexander Novak non esclude poi “nuove misure congiunte con l’Opec per stabilizzare il mercato nei prossimi mesi, affinché i prezzi del greggio abbiano la possibilità di recuperare”.
A prendere la palla al balzo sono stati, a sorpresa, gli Stati Uniti che, diversamente da quanto precedentemente annunciato, hanno deciso di cancellare la vendita di riserve petrolifere: “Date le attuali condizioni del mercato petrolifero – precisa il dipartimento USA dell’Energia -, non è il momento ottimale per vendere”.
Guerra dei prezzi petrolio: rimbalzo delle quotazioni
La strategia dell’Arabia Saudita in questa guerra dei prezzi per il petrolio è chiara: spingere gli avversari a sedersi al tavolo delle trattative in posizione di debolezza. Ciò spiega l’azione dell’Arabia Saudita, dopo la rottura con la Russia al vertice di Opec Plus.
Il Saudi Aramco fa sapere, con un annuncio ufficiale, che dal 1° aprile le consegne di greggio «concordate con i clienti» saliranno a 12,3 mbg, un aumento del 25% rispetto agli attuali 9,7 mbg estratti dalla compagnia.
L’annuncio ha provocato un vero e proprio rimbalzo delle quotazioni del petrolio: il rimbalzo del prezzo è stato più del 10%, con i future sul Brent che alle 20 sfioravano i 38 dollari al barile.
Anche l’Iraq ha reagito ai ribassi dei sauditi, con vistosi tagli a Official Selling Prices (Osp), pur se contenuti rispetto a quelli della vicina Arabia Saudita, dimostrando così l’interesse da parte dell’Iraq di evitare un escalation in questa guerra dei prezzi per il petrolio.
D’altra parte, sempre il ministro dell’Energia russo, Alexander Novak, ha affermato che Mosca si prepara ad estrarre 300mila bg in più e che l’incremento potrebbe spingersi a 500mila bg, fino ad arrivare ad 11,8mbg. Alla faccia delle misure congiunte annunciate da Mosca nel vertice di Opec Plus!
Petrolio 10 marzo 2020: valore e quotazione aggiornata
Vediamo ora i numeri del rimbalzo delle quotazioni del petrolio, aggiornati al 10 marzo 2020, a seguito della decisione da parte di Riad di aumentare la produzione, sfidando così la Russia.
Dunque, il Petrolio rimbalza a 33,61 dollari, registrando un aumento record di +7,9%. Sul mercato after hour di New York, Brent guadagna l’8,47% a 37,27 dollari. mentre il greggio Wti sale del 7,97%, 33,61 dollari al barile.
Per placare questa guerra dei prezzi per il petrolio, dovremmo probabilmente aspettare che cessi l’emergenza “Coronavirus” o augurarci che Russia e Arabia Saudita giungano ad un accordo al prossimo vertice di Opec Plus.
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