Aiuti Cina-Italia per il coronavirus: non si tratta di semplici provvedimenti umanitari, ma del frutto di una cooperazione tecnologico-sanitaria che sta per essere instaurata tra Italia e Cina. Dopo l’ultimo provvedimento di Conte, che ha dichiarato l’intera nazione come zona rossa, una telefonata tra il ministro degli Esteri Di Maio e l’omologo cinese Wang Yi ha confermato che la Cina venderà all’Italia le attrezzature utili a gestire il momento di acuta diffusione del Coronavirus. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Aiuti Cina-Italia: non solo attrezzature, ma metodo
Materiali sanitari per centinaia di migliaia di euro. Tra questi, i dispositivi fondamentali saranno mille respiratori polmonari e due milioni di mascherine mediche ordinarie, di cui siamo in attesa nell’arco di queste ore. Questo vuole essere un provvedimento teso a risolvere, tra le altre cose, anche la speculazione che viene fatta sulla vendita di mascherine non originali, per cui ora sono previste delle sanzioni.
Non solo: l’Italia guarda soprattutto al metodo della Cina nell’affrontare l’espandersi della pandemia, da un punto di vista medico e sociale. Di Maio conferma che, insieme alle attrezzature sanitarie, ci si avvarrà dell’aiuto di quegli stessi medici che hanno affrontato il momento di massima diffusione del virus in Cina.
Per fine Marzo, invece, è atteso il test rapido per la diagnosi del Coronavirus: prodotto dalla DiaSorin, la multinazionale che opera negli ambiti dell’immunodiagnostica e della diagnostica molecolare, il test avrà capacità di completare una valutazione nell’arco temporale di sessanta minuti e non più 6-7 ore come richiedono le attuali metodologie.
Cooperazione internazionale e risposta europea
Questo intervento di aiuti Cina-Italia ha da un lato acceso un lume nell’ottica della cooperazione internazionale, dall’altro sottolineato una mancanza d’aiuti concreti da parte dell’Unione Europea. Maurizio Massari, rappresentante dell’Italia in EU afferma:
«La crisi del Coronavirus non è nazionale ma europea, Roma non deve essere lasciata da sola a gestirla […] nessun Paese Ue ha risposto alla richiesta italiana di attivare la protezione civile Ue per la fornitura di mascherine. Solo la Cina ha risposto bilateralmente. Questo non è un buon segnale di solidarietà Ue».
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