Consegna a domicilio dopo le 18: si può fare col decreto Coronavirus?
Consegna a domicilio dopo le 18: alla luce degli ultimi aggiornamenti del Governo alle norme anti-coronavirus, è possibile recapitare cibo a casa?
In questi giorni l’epidemia coronavirus sta monopolizzando per ovvie ragioni l’attenzione della popolazione italiana, data la mole delle ripercussioni che sta producendo sulla vita quotidiana delle persone e che – presumibilmente – produrrà nel corso del tempo. Pertanto, stanno emergendo svariate questioni pratiche che, piccole o grandi che siano, meritano una risposta. Tra esse, quella della consegna a domicilio del cibo dopo le ore 18:00. È possibile farla con il decreto coronavirus e le misure recentemente attuate dal Governo oppure anche per essa ci sono restrizioni? Facciamo chiarezza.
Consegna a domicilio dopo le 18: qual è la situazione attuale dei divieti?
Come sappiamo, alla luce delle nuove restrizioni adottate dal Governo in questi ultimi giorni, l’Italia intera è zona rossa e protetta. Insomma, il decreto coronavirus è stato aggiornato, prevedendo la chiusura di tutti i negozi e attività commerciali non essenziali, per ridurre il più possibile le occasioni di contatto tra i cittadini. Secondo quanto emerso nella giornata di mercoledì 11 marzo, tali nuove regole varranno a partire dal 12 marzo e perlomeno fino al 25 marzo, salvo proroghe. Ma cosa resterà aperto? Saranno comunque garantiti i servizi al pubblico offerti da:
- supermercati e luoghi di vendita di generi alimentari;
- farmacie;
- edicole;
- tabaccai;
- banche;
- poste;
- servizi di trasporto pubblico.
Nell’elenco dei servizi essenziali hanno trovato spazio anche meccanici, idraulici, benzinai e artigiani, i quali pertanto non debbono osservare l’obbligo di serrata totale previsto per bar, ristoranti e negozi in generale. Il nuovo dpcm di fatto aggiorna quello precedente, estendendo a tutte le regioni il regime già adottato con successo nel territorio lodigiano, la cui curva dei contagi è ora in discesa.
Se ti interessa leggere il contenuto del nuovo decreto del Premier Conte in materia di contrasto all’epidemia coronavirus, clicca qui.
Dopo le 18 scatta il divieto anche per il cibo a domicilio?
Ebbene in questo quadro, il limite delle ore 18:00 che fino a ieri valeva per bar e ristoranti, non ha più motivo di essere considerato. Piuttosto ci si può porre la seguente questione: le consegne a domicilio di cibi e bevande sono comunque possibili? A tale domanda ha risposto il Governo in modo assai chiaro: la serrata totale per bar e ristoranti vale esclusivamente con riferimento all’apertura al pubblico, ovvero all’accesso delle persone nei locali. Ne consegue che l’attività è comunque garantita, in forma “indiretta”, attraverso la consegna a domicilio. E – precisano fonti di Palazzo Chigi – sarà premura di chi organizza le attività di consegna di cibi e bevande a domicilio impedire che il momento della consegna dei pasti coincida con contatti stretti e ravvicinati tra il privato e l’addetto al servizio di food delivery (è necessario rispettare la distanza di almeno un metro ed è preferibile l’uso di mascherine protettive).
Insomma, anche in questa situazione è ammissibile la consegna a domicilio di alimenti provenienti da bar e ristoranti, oltre che ovviamente di supermercati e negozi di alimentari. In altre parole, per questa via è possibile garantire un margine di incasso e di guadagno anche ai tantissimi lavoratori del settore della ristorazione – come ad esempio le pizzerie – che dal 12 marzo sono obbligati ad abbassare le saracinesche.
Concludendo, attraverso questa sinergia tra imprese della ristorazione e del food delivery, potrà essere garantito comunque il servizio di consegna a tutta la cittadinanza, frenando – in qualche modo – anche l’impatto economico della chiusura dei locali.
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