Decreto e ordinanza regionale: differenza, cosa cambia e gerarchia
Decreto e ordinanza regionale: l’emergenza coronavirus porta all’attenzione anche la differenza che c’è tra questi due atti. Qual è?
In questi giorni di emergenza coronavirus, si parla spesso di decreti e di ordinanze regionali. Ma quali sono i rapporti e le differenze tra queste due tipologie di atti? Cerchiamo di seguito di spiegarlo in modo chiaro e sintetico, onde capire perché un provvedimento va tenuto distinto dall’altro.
Decreto: di che si tratta? chi lo emette?
Secondo l’ordinamento giuridico italiano, i decreti si suddividono in più tipologie:
- decreti del magistrato
- decreti con forza di legge
- decreti emanati dall’autorità amministrativa
Differenti sono quindi i soggetti che possono emettere un decreto: un magistrato, il Governo o lo stesso Presidente della Repubblica. Con un decreto è infatti possibile emanare un atto normativo, un provvedimento amministrativo o un provvedimento giurisdizionale. In via generale un decreto ha lo scopo di intervenire su una situazione giuridicamente rilevante, per la quale c’è bisogno di attivarsi urgentemente.
In particolare, durante un processo, il decreto del giudice costituisce un provvedimento avente funzione ordinatoria, ovvero comporta lo svolgersi di una o più attività finalizzate al buon esito del processo o al compimento di specifici atti.
Nell’ambito delle attività del Governo, esiste poi la possibilità di emettere il cosiddetto decreto-legge, vale a dire un atto normativo provvisorio ed immediato, con forza di legge dello Stato, che viene utilizzato nelle ipotesi straordinarie di necessità ed urgenza. Ciò infatti è autorizzato dagli art. 72 e 77 della Costituzione. In particolare, in questi giorni abbiamo visto come il Governo si sia mosso con una certa tempestività per fronteggiare l’emergenza coronavirus, servendosi della tipologia di provvedimento più idonea alla situazione, appunto il decreto.
Che cos’è e a quale scopo tende un’ordinanza regionale
In questo quadro, la cosiddetta ordinanza regionale si pone su un livello differente da quello di un decreto del Governo e, come abbiamo visto proprio in questo ultimo periodo, tale provvedimento regionale – su un piano di gerarchia delle fonti del diritto – si trova sotto-ordinato rispetto ad un decreto nazionale, come ad esempio il recente decreto coronavirus, ovvero il dpcm dell’11 marzo (decreto “Io resto a casa”, clicca qui per l’aggiornamento dei divieti). Anzi, scopo dell’ordinanza regionale è quella di ottemperare alle disposizioni di rango superiore e provenienti dal Governo, attuarle e dettagliarle il più possibile, in relazione alle esigenze specifiche della comunità locale della regione. In comune con un decreto nazionale, l’ordinanza regionale ha la caratteristica di essere un provvedimento adottabile con tempestività e celerità, senza particolari formalismi e sempre in conformità ai superiori provvedimenti, ovvero leggi del Parlamento e decreti del Governo.
Pensiamo ad esempio alla recente ordinanza regionale del Presidente dell’Emilia-Romagna, per la quale è stata decisa una riduzione dei servizi di trasporto pubblico sia ferroviario che su gomma, in ottemperanza ai recentissimi decreti del Governo. Allo stesso fine è orientata anche l’altrettanto recente ordinanza della Regione Abruzzo, in materia di igiene e sanità pubblica, mirata agli operatori, agli utenti, alle Aziende, agli Enti pubblici e alle strutture private accreditate del Servizio Sanitario Regionale: si tratta di un provvedimento che recepisce ed attua in conformità alle esigenze territoriali, quanto previsto dal decreto coronavirus del Governo.
Concludendo, dovrebbe essere ormai chiaro che il rapporto di gerarchia tra un decreto ed un’ordinanza regionale, vede sempre la seconda subordinata al primo, di cui dovrà rispettare le prescrizioni e le indicazioni, risolvendosi in una normativa valida localmente e che dettaglia quanto deciso a livello nazionale.
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