Dopo la giornata di ieri, martedì 17 marzo, le vendite sui listini azionari europei sono in rosso. Nonostante l’intervento dei governi a sostegno dell’economia (l’Italia ha licenziato, proprio lunedì scorso, il suo decreto “Cura Italia” salva economia), continua a prevalere incertezza sui mercati finanziari. Lo spread BTp-Bund ha toccato i 330 punti, superando la soglia di 320 punti base, con il tasso del titolo italiano a 10 anni al 2,98%. Mentre per quanto riguarda il petrolio, il greggio Wti ha toccato il minimo dopo 17 anni, segnando un ribasso del 4,2% a 25,8 dollari al barile. Il Brent, invece, è sceso fino a 28,06 dollari al barile.
Spread Btp-Bund: la situazione a Piazza Affari
A Piazza Affari non va meglio. Nonostante il blocco delle vendite allo scoperto, Piazza Affari ha chiuso ieri al -3%, con lo spread Btp-Bund assestato a 300 punti. Le vendite sui BTp decennali sono stati massicce per tutta la giornata, facendo impennare il differenziale Spread Btp-Bund a 330 punti base, tornando ai livelli del marzo 2013, in piena crisi del debito sovrano. La Bce sta intervenendo, tramite la Banca d’Italia, per tamponare il crollo del rendimento dei decennali italiani oltre il tetto del 3% e “assicurare – come riferisce un trader – condizioni ordinate sul mercato”.
Al ribasso le quotazioni dei titoli Nexi (-7,6% teorico), Mediobanca (-7,3%), Leonardo (-5,4% teorico) e Intesa (-5,1% teorico), Pesano Exor (-7,8%) e Poste (-4,4%); ferme per eccesso di volatilità le quotazioni di Cnh ed Fca (entrambi a -9% teorico). A salire sono solo Prysmian (+3,5% teorico), Tim (+5%), Tenaris (+2,76%) e Pirelli (+2,26%).
Similmente a quanto stanno facendo Francia, Spagna e Belgio, da oggi e per i successivi 3 mesi scatta il divieto delle vendite allo scoperto su tutti i titoli di Piazza Affari. Il divieto, annunciato ieri dalla Consob, riguarda le cosiddette “posizioni corte”, ovvero la compravendita di titoli presi a prestito che si svolge per speculare in Borsa quando i listini scendono. Il provvedimento, inoltre, introduce la “trasparenza rafforzata” per i 48 titoli a maggior capitalizzazione e ad azionariato diffuso, cioè l’obbligo di comunicare eventuali variazioni sull’azionariato.
A complicare le cose c’è la sofferenza causata da una mancata strategia unitaria europea nel tamponare gli effetti economici della pandemia di coronavirus, nonché le reazioni oscillanti della BCE che, dopo le infelici dichiarazioni della Lagarde di giovedì scorso, stamattina ha fatto sapere con un comunicato ufficiale che “è pronta ad aggiustare le proprie misure, se fosse opportuno, se questo dovesse salvaguardare le condizioni di liquidità nel sistema bancario”.
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