Coronavirus e geolocalizzazione degli smartphone: le novità in arrivo
Geolocalizzazione degli smartphone e cellulari causa Coronavirus: in Italia saranno monitorati gli spostamenti delle persone. Vediamo qual è il piano.
Per indurre le persone a ridurre davvero gli spostamenti durante l’emergenza Coronavirus, ecco il piano di geolocalizzazione per monitorare i movimenti di coloro che sono muniti di un dispositivo elettronico come lo smartphone. Sulla scorta della positiva esperienza in tal senso in Corea del Sud e secondo le ultime indiscrezioni, pare infatti che saranno i satelliti – e non le telecamere – a tracciare i viaggi e i flussi delle persone che si muovono per i quartieri delle città e dei Comuni della penisola, trascurando la portata dei divieti imposti dalle Autorità. Vediamo di seguito più da vicino cosa di fatto cambia e a cosa è meglio fare attenzione, onde evitare possibili guai con la giustizia.
Coronavirus e geolocalizzazione: il piano e l’esperienza della Corea del Sud
Il progetto è presto spiegato: iniziando dalla Regione Lombardia, secondo un piano che auspicabilmente verrà allargato a tutte le altre regioni italiane, saranno sfruttare le celle telefoniche per tracciare i movimenti delle persone, avere una mappa e quindi più elementi per capire se un dato individuo aveva o meno ragioni fondate per spostarsi.
Come anticipato, il punto riferimento è la Corea del Sud. Là infatti i focolai sono scoppiati ad inizio febbraio e il paese si è trovato dopo poco tempo a risultare il secondo al mondo per numero di contagi. Lo Stato asiatico è però riuscito ad arginare, con relativa velocità, l’espansione del numero degli infetti, attraverso una sorta di lockdown o di quarantena collettiva obbligata. Lo strumento è stato quello della tracciatura e mappatura degli spostamenti tramite geolocalizzazione, attuata tramite i dati a disposizione delle aziende telefoniche operative nel Paese.
Tale positiva esperienza può essere un esempio da seguire per l’Italia, tanto che – come sopra accennato – le autorità lombarde hanno ormai deciso di servirsi anche nei nostri territori della geolocalizzazione per reprimere l’epidemia di Coronavirus e le celle telefoniche – ovvero le aree di copertura territoriale che indicano dove il segnale permette ai telefoni cellulari e smartphone di instaurare una comunicazione – saranno sfruttate per individuare i luoghi in cui si formano assembramenti di persone, al momento vietati.
Privacy e geolocalizzazione: c’è compatibilità?
In effetti, potrebbero sorgere dubbi sulla legittimità di tale procedura di geolocalizzazione, rispetto a quelle che sono le norme in materia di tutela della privacy e di trattamento dei dati sensibili. Ebbene, pare sia stato trovato un compromesso, accolto anche dall’Autorità Garante della Privacy: è ammissibile la geolocalizzazione degli smartphone e cellulari, per spiare i movimenti delle persone, ma a patto di non dimenticare le norme sull’utilizzo dei dati personali e sensibili delle stesse. Insomma, la mappatura è legittima se si assiste ad un bilanciamento proporzionato tra motivi sanitari e di prevenzione della diffusione del morbo da un lato e tutela dei diritti della persona, della sua libertà e riservatezza, dall’altro. Si tratta quindi se mai di una sorta di deroga vincolata, parziale e temporanea al complesso delle norme di tutela della privacy dell’individuo, di cui il Codice della privacy rappresenta fonte normativa essenziale. Tale deroga – com’è intuibile – è giustificata da necessità contingenti legate alla lotta al Coronavirus e alla tutela del diritto alla salute del singolo e della collettività, garantito in Costituzione.
Concludendo, il piano in oggetto partirà, ripetiamo, dalla Regione Lombardia, ma al momento non ci sono ragioni che lascino pensare che non sarà attuato anche nel resto d’Italia. Nei prossimi giorni, seguiranno certamente aggiornamenti e novità anche su questo tema.
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