Quanto dura il coronavirus sulle superfici, in aria e su un oggetto: lo studio
Quanto dura il Coronavirus sulle superfici, nell’aria o su un oggetto? Cerchiamo di dare una risposta alle domande più comuni poste attualmente.
Quanto tempo resiste il Coronavirus sulle superfici, nell’aria o sugli oggetti? Questa è una delle domande più comuni poste attualmente dagli utenti, che cercano risposte certe e sicure in tempi non propriamente sicuri. Cerchiamo di dare una risposta a questa domanda prendendo come riferimento le FAQ del Ministero della Salute, per poi citare un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Quanto dura il Coronavirus sulle superfici e come pulire gli oggetti?
Il Ministero della Salute, riportando alcune informazioni preliminari, informa che il virus potrebbe sopravvivere alcune ore, ma è un dato che attualmente è ancora in fase di studio. In ogni caso sembra che l’utilizzo di semplici disinfettanti è in grado di uccidere il virus annullando la sua capacità di infettare le persone, tramite disinfettanti che contengano alcol (etanolo) almeno al 75% o a base di cloro allo 0,5% (candeggina). Il Ministero, su indicazione dell’Istituto superiore di sanità, raccomanda anche di disinfettare costantemente gli oggetti utilizzati di frequente, quali possono essere il cellulare, gli auricolari, un microfono, con un panno inumidito con disinfettanti e prodotti come sopra descritto.
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Quanto dura il Coronavirus sulle superfici e sugli oggetti: il nuovo studio
Gli scienziati e i ricercatori del laboratorio di virologia del National Institute of Allergy and Infectious Diseases hanno condotto un nuovo studio che smentisce la breve sopravvivenza del Coronavirus nell’aria: stando agli ultimi, pubblicati sul New England Journal of Medicine, il Coronavirus sopravvive fino a tre ore nell’aria, sebbene nel giro di 60 minuti la sua quantità si riduca del 50%. Uno studio molto importante, dunque, che pone una nuova luce sulle condizioni di sopravvivenza del virus, ma anche sulle occasioni di contrasto. Considerata una stanza chiusa, le particelle espulse da uno starnuto e o da un colpo di tosse non supererebbero la distanza di 1-1,5 metri, ma resterebbero comunque nell’aria per tre ore.
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Per il professore di Igiene al San Raffaele di Milano Carlo Signorelli, la domanda più importante da porsi ora riguarda le conseguenze sugli impianti di areazione degli ospedali. Intervistato da Repubblica sull’argomento, il professore ha affermato: “In ambienti dove si concentrano molti malati, potrebbe rendersi necessario sterilizzare in qualche modo l’aria che passa nei condotti, per evitare che vi si accumulino quantità di virus che possono essere rischiose”. Altro interrogativo riguarderebbe le condutture in alcuni luoghi di produzione, “dove si utilizzano impianti di condizionamento centralizzati”.
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