In questi giorni le Regioni, a fronte dell’emergenza sanitaria in atto, si stanno mostrando giustamente assai alacri e attive nello studiare ed attuare concreti provvedimenti di sostegno alla lotta contro il coronavirus, indipendentemente dalle iniziative del Governo. È il caso del Piemonte e della Lombardia, le quali hanno deciso che chi vuole entrare al supermercato, deve prima essere sottoposto alla misurazione della febbre, a scopo cautelativo di tutela della salute. Vediamo più da vicino le ultime novità in merito.
Coronavirus e le scelte regionali: cosa cambia per chi va al supermercato?
Dal giorno 25 marzo, Lombardia e Piemonte hanno adottato ulteriori misure emergenziali. Attraverso le raccomandazioni e ordinanze adottate dai governatori Fontana e Cirio, è stato sancito che colui il quale vorrà entrare in un supermercato lombardo o piemontese, ma con un livello di febbre superiore a 37,5° – identificato a seguito di misurazione sul posto – non potrà di fatto varcare l’ingresso dell’attività commerciale. La misurazione andrebbe svolta tramite lo strumento dei termoscanner, i quali però, secondo le ultime notizie, scarseggiano e non è affatto escluso che anche nei prossimi giorni vi saranno supermercati senza le necessarie dotazioni di questi moderni dispositivi.
Alcuni supermercati si sono mossi autonomamente per risolvere il problema del numero insufficiente di termoscanner, attraverso l’utilizzo dei più diffusi termometri digitali. In particolare la catena di supermercati Esselunga, ha optato per controlli anti-coronavirus ancora maggiori: in questi giorni, la misurazione della temperatura con termometri digitali sarà svolta anche nelle filiali della catena, situate fuori Piemonte e Lombardia.
Si tratta insomma di limitazioni non di poco conto per chi vorrebbe fare la spesa: chiaramente però risultano prioritarie le ragioni di tutela della salute della collettività, rispetto ai bisogni degli acquisti di alimentari da parte di chi è trovato nei pressi del supermercato con la febbre, forse dovuta al coronavirus. Per il momento, Lombardia e Piemonte sono le regioni più rigide sul tema della misurazione della temperatura, in considerazione anche dell’alto numero di casi di coronavirus in quelle aree; tuttavia le singole catene hanno compiuto scelte discrezionali, come ad esempio Eurospin che, nei supermercati romani, chiede il permesso ai clienti di poter misurare la febbre, rimanendo al momento una semplice possibilità e non un obbligo.
Concludendo, vedremo se i citati obblighi di controllo saranno estesi progressivamente anche alle altre regioni italiane, augurandoci però che tale estensione non si riveli necessaria, nell’auspicio che i contagi continuino a calare.
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