Cos’è il Mes? Continua il dibattito sul ruolo che potrebbe avere nel contrastare gli effetti, molto probabilmente nefasti, della crisi legata alla diffusione del coronavirus sull’economia italiana.
Cos’è il Mes? Gli italiani non sanno rispondere
Cos’è il Mes? Secondo un sondaggio di qualche mese fa circa due terzi degli italiani non sa rispondere a questa domanda. Nello specifico, un’indagine condotta dall’istituto Demopolis lo scorso dicembre, si rilevava come solo il 9% di 1.500 intervistati avesse un’idea chiara di cosa fosse il Meccanismo europeo di stabilità, diametralmente, il 25% affermava di averne solo una conoscenza superficiale e, addirittura, il 66% ammetteva di non aver capito in cosa consistesse.
In sostanza, il Mes – sigla con cui si traduce l’acronimo in inglese European Stability Mechanism (Esm) – è un’istituzione intergovernativa (non dell’Ue visto che nasce in base ad un accordo tra singoli paesi) creata nel 2012 dagli stati che hanno adottato l’Euro come propria moneta per entrare in funzione come una sorta di “assicurazione” nel caso in cui uno di questi entri in difficoltà. Praticamente, gli stati che fanno parte del Mes sono tenuti al versamento di una certa somma, in breve, a seconda del valore del Pil; grazie a queste risorse messe in comune, per così dire, possono richiedere dei prestiti per quegli stati che non sono ritenuti abbastanza affidabili per riceverne poiché, come si diceva, versano in una difficile condizione economica.
Non si fa mai niente per niente
Dunque, per semplificare ancora, il Mes gira i soldi che si fa prestare ai paesi in difficoltà (in realtà, può fare molto altro, anche ricapitalizzare banche e acquistare titoli di stato per esempio): ne hanno già usufruito paesi come Grecia (tre volte), Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro. Tuttavia, per ottenere le garanzie di tale fondo-salva stati bisogna prima sottoscrivere un protocollo d’intesa, cosiddetto memorandum, che precisa alcune condizioni che bisognerà rispettare; queste riguardano, in particolare, tagli al rapporto deficit/debito e riforme strutturali volte a raggiungere il pareggio di bilancio o in ogni caso a rendere sostenibili i conti pubblici.
Tradotto: riduzione della spesa per il Welfare, liberalizzazioni, privatizzazioni, maggiore flessibilità del mondo del lavoro e così via. Insomma, misure a dir poco impopolari. D’altra parte, bisogna precisare che al momento il governo italiano ha chiesto che venisse attivato il Mes, sì, ma senza prevedere alcuna condizione, o almeno che le condizioni eventualmente previste non siano vincolanti. Detto ciò, l’attivazione del Mes non dovrebbe essere necessaria: il programma di acquisto di titoli di stato – teoricamente illimitato – annunciato dalla Bce dovrebbe bastare per fronteggiare l’impatto sull’economia dell’emergenza coronavirus.
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