Reddito di cittadinanza non speso per coronavirus, taglio in vista
Reddito di cittadinanza non speso per coronavirus. Da più parti si invoca un correttivo all’obbligo di spesa dell’intero importo del sussidio.
Tra gli effetti economici critici delle misure di contenimento della diffusione del coronavirus adottate non c’è solo il blocco degli impianti, la chiusura degli stabilimenti produttivi e, dunque, il crollo del Pil. A destare preoccupazione è anche il crollo dei consumi, provocato dalla permanenza a casa degli italiani in quarantena.
Se per l’economia di mercato ciò rappresenta un danno inestimabile, lo stesso non vale per le famiglie. Benché, infatti, sono aumentate le condizioni di vulnerabilità e di rischio per molti che sono senza reddito (si pensi ad esempio ai lavoratori autonomi, a chi ha perso il lavoro o non dispone di una cassa integrazione), le famiglie, riducendo i consumi, stanno risparmiando di più.
Tuttavia, ciò può rappresentare un danno per quelle famiglie, già vulnerabili, che percepiscono il reddito di cittadinanza, giacché, secondo la Legge, l’importo mensile del reddito di cittadinanza va speso interamente nel mese in corso.
Quindi, se la famiglia sta a casa e spende di meno, potrebbe incorrere in un taglio del reddito di cittadinanza.
Considerando l’impossibilità di poter fare la spesa on-line (la carta delle Poste Italiane su cui viene versato l’importo del reddito di cittadinanza non consente gli acquisti su qualsiasi sito di e-commerce), in molti rischiano di non poter spendere tutti gli importi di questi mesi.
Reddito di cittadinanza non speso: cosa succede solitamente?
L’importo caricato mensilmente sulla carta è pari al reddito di cittadinanza spettante al nucleo familiare, calcolato sulla base del patrimonio e del reddito del nucleo stesso, attraverso l’Isee. A tal proposito, chi dovesse ancora aggiornare la propria situazione economica (Isee) per poter accedere al beneficio del reddito di cittadinanza ricordiamo che, a causa dei Caf chiusi, può farlo solo attraverso i servizi online, secondo quanto precisato qui. Lo stesso vale per chi ha diritto ad ottenere gli arretrati.
Esiste tuttavia, come si accennava, l’obbligo di spesa dell’intero importo ricevuto da parte di chi beneficia del reddito di cittadinanza. Qualora non venisse speso interamente, il sussidio può essere ridotto fino al 20%. Più precisamente, una famiglia che ricevesse l’accredito del reddito di cittadinanza oggi (è consuetudine ricevere il sussidio ogni 27 del mese), avrebbe l’obbligo di spendere tutto l’importo (quanto ricaricato sulla carta) entro il 26 aprile. L’importo risparmiato, infatti, viene decurtato dal reddito di cittadinanza il mese successivo, fino a un massimo del 20% del sussidio.
Fortunatamente, da questo calcolo, sono esclusi gli importi erogati a titolo di arretrati. A causa del rinnovo dell’aggiornamento dell’Isee a inizio anno (la scadenza era il 31 gennaio), molti hanno appena ricevuto o stanno ricevendo in questi giorni gli arretrati di febbraio e, ovviamente, sarebbe inconcepibile attendersi che possano aver speso tutto l’importo ricevuto entro il nuovo accredito (oggi, 27 marzo).
Nei casi più gravi, in cui i risparmi sono superiori agli introiti, è prevista la decurtazione dalla carta degli importi complessivamente non spesi nei 6 mesi precedenti, eccezion fatta per una mensilità.
Come fare in caso di risparmi eccessivi a causa della quarantena?
Come si diceva, la prolungata permanenza a casa per le misure di quarantena previste dai decreti anti-coronavirus, congiuntamente all’impossibilità di utilizzare la carta per acquisti online, potrebbero comportare una riduzione del reddito di cittadinanza.
Se il risparmio è minimo, si può prelevare da un Atm i contanti da un minimo di 100 fino al massimo di 220 euro consentiti, in base alla scala di equivalenza applicata al nucleo familiare. In generale, però, questa non rappresenta una soluzione capace di ovviare al problema.
Affinché i beneficiari del reddito di cittadinanza non siano danneggiati dalle misure anti-coronavirus, al pari di lavoratori e imprenditori, sarebbe auspicabile che si intervenisse attraverso un correttivo della norma, di modo da non sanzionare i risparmi accumulati in questi mesi di quarantena. Ciò, a maggior ragione se si considera che chi percepisce un reddito di cittadinanza non rientra nella platea dei beneficiari delle indennità da 600 euro erogate dall’Inps.
La stessa Inps, tra l’altro, aveva lanciato qualche giorno fa la proposta di estendere il reddito di cittadinanza a tutti gli italiani, come forma di indennizzo per le difficoltà economiche che gli italiani stanno attraversando a causa delle misure anti-coronavirus. Il Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, aveva parlato in quell’occasione di helicopter money, proponendo un’estensione del reddito di cittadinanza senza le condizionalità (quali ad es. la disponibilità immediata ad accettare il lavoro offerto), così da realizzare un reddito di base “di quarantena” per tutti.
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