Analisi elettorale: Il Movimento 5 Stelle letto attraverso il voto di preferenza

Pubblicato il 10 Maggio 2012 alle 11:17 Autore: Giuseppe Martelli
movimento 5 stelle

Il successo elettorale del Movimento 5 Stelle, nell’ultima tornata elettorale impone una seria riflessione da parte degli osservatori e da parte degli addetti ai lavori. E’ infatti evidente che tutti i partiti, dopo queste elezioni, dovranno confrontarsi con il voto amministrativo del 6 e 7 Maggio.

[ad]Tuttavia anche per chi svolge analisi sui dati risulta indispensabile considerare il Movimento 5 Stelle con occhio attento partendo dall’analisi di variabili e dati, come avviene per gli altri partiti.

A tale proposito analizzeremo un aspetto caratteristico del Movimento 5 Stelle ossia il comportamento preferenziale. Prima però è d’obbligo dire una cosa che riguarda il voto disgiunto e che quindi fa parte anche del ragionamento sul voto di lista.

Il partito di Grillo, in queste tornate, si è dimostrato come la forza con la minor presenza di voto disgiunto in assoluto, in parole povere i candidati sindaci non hanno svolto un effetto traino rispetto alla lista né la lista ha ottenuto più consensi del candidato sindaco. In generale questo comportamento è di per sé molto strano; in queste elezioni poi è ancora più strano visto che da Nord a Sud il voto disgiunto sembra gradito agli elettori e Tosi e Orlando stanno lì a dimostrarlo.

Città/Candidati Voto sindaco Lista 5 Stelle
Genova Putti 13,86 14,08
Palermo Nuti 5 4,25
Parma Pinzarotti 19,47 19,89
Verona Benciolini 9,3 9,5

Tale caratteristica mette in evidenza, a nostro avviso, uno dei ruoli fondamentali del brand Beppe Grillo ossia la capacità di strutturare una proposta partitica che non mette in evidenza discontinuità tra lista e candidato sindaco il quale quindi non fa da traino ma semplicemente raccoglie gli stessi voti della lista. L’unico vero candidato (ombra), dappertutto è Grillo che traina i sindaci e le liste allo stesso modo.

Nonostante questo però occorrono ulteriori indizi. Infatti se la coerenza tra voto di lista e voto al sindaco è senz’altro un aspetto rilevante non è del tutto sufficiente a spiegare il risultato delle liste. Ma quanto ha inciso su questo successo la composizione delle liste del M5S?

movimento 5 stelle

Attraverso l’analisi del tasso di preferenza possiamo, in un certo senso, misurare tale eventualità, considerato che un effetto positivo dei candidati sulla lista deve necessariamente prevedere un riscontro personale, in termini di voti, di almeno qualche candidato.

Andando quindi ad analizzare i dati notiamo che i tassi di preferenza nelle città maggiori sono:

Città Tfp/M5S
Genova 3,3%
Palermo 36,8%
Parma 14%
Verona 12%

Le prime due cose che balzano agli occhi sono l’eterogeneità dei dati e in generale il basso livello di preferenzialità (Palermo esclusa).

Appare quindi evidente che non esiste un effetto traino dei candidati sulla lista ma semmai il contrario visto che, candidati con pochissimi voti, si ritroveranno in molti Consigli Comunali a discapito di candidati con molte preferenze presenti in liste che non ottengono seggi o ne ottengono pochissimi (vedi il Pdl a Parma o a Verona).

In definitiva l’utilizzo delle preferenze non appassiona l’elettorato 5 Stelle e gli elettori si comportano rispettando le caratteristiche del territorio per cui a Genova, Parma e Verona si conferma una scarsa predisposizione all’uso di preferenza che caratterizza in realtà le regioni Liguria, E. Romagna e Veneto, come dimostrano i tassi di preferenza (bassi) delle ultime regionali. Mentre in realtà più avvezze al fenomeno preferenziale, come Palermo, la lista 5 Stelle si adegua anche se in questo caso più che una competizione intra-partitica siamo di fronte ad un candidato forte che monopolizza il mercato delle preferenze raccogliendo da solo oltre il 50% delle preferenze complessive della lista.

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